L’economia primitiva di Margaret Thatcher

Creato il 09 aprile 2013 da Keynesblog @keynesblog

di Nicholas Kaldor. Discorso pronunciato il 18 marzo 1981 alla Camera dei Lord, tratto da “The Economic Consequences Of Mrs Thatcher”.

La convinzione che la spesa pubblica debba essere tagliata in modo da pareggiare il bilancio pubblico, la quale è chiaramente sostenuta con passione dalla signora Thatcher e dai suoi diretti collaboratori, deriva da una concezione antropomorfica dell’economia.
Le religioni primitive sono antropomorfe. Esse credono in dèi che ricordano gli esseri umani per condizioni fisiche e di carattere. L’economia della signora Thatcher è antropomorfa, in quanto crede di poter applicare all’economia nazionale gli stessi principi e regole di comportamento che sarebbero considerate opportune per un singolo individuo o una famiglia: pagare di tasca propria, tagliando le proprie spese in modo che si adattino ai propri guadagni, evitando di vivere oltre le proprie possibilità e di contrarre debiti. Si tratta di ben misurati principi di prudenza nei comportamenti per una persona, ma se applicati come ricette politiche per un’economia nazionale conducono ad assurdità.

Se un individuo taglia la propria spesa non dovrà ridurre il suo reddito. Tuttavia, se un governo taglia i proprio programma di spesa pubblica in relazione alle aliquote fiscali e alle tasse, ridurrà la spesa totale nell’economia e, quindi, la produzione totale e il reddito. Esso contribuirà a ridurre il gettito prodotto dalle imposte esistenti e causerà l’espansione della spesa pubblica per i sussidi di disoccupazione e per il sostegno delle imprese in difficoltà e per altri cose simili. Si tratta di una politica che è appropriata solo in tempi di eccesso di domanda e occupazione oltre il pieno impiego, come fu il caso dell’austerità del [Ministro delle Finanze] Cripps dopo la guerra. In un momento come quello odierno, con 2 milioni e mezzo di disoccupati, lungi dall’essere una ricetta della massaia prudente per la prosperità futura, è invece una ricetta per la rovina. Tagliare il bilancio pubblico, nella speranza di ‘far quadrare i conti’, ha come risultato quello di continuare a ridurre la produzione e il reddito della nazione e, quindi, non riuscire a far quadrare i conti mentre il gettito fiscale si restringe e crescono le spese per sostenere l’economia in disintegrazione.


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