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L’Economist colpisce ancora

Creato il 04 dicembre 2011 da Istanbulavrupa

L’Economist colpisce ancoraNegli ultimi dieci anni la Turchia ha fatto passi da gigante nel migliorare il regime di protezione dei diritti e delle libertà fondamentali: iniziando a smantellare l’odioso sistema autoritario – anti-democratico e illiberale – messo in piedi dall’establishment kemalista soprattutto dopo il colpo di stato del 1980. Questo non vuol dire che vada tutto bene, perché invece molto rimane da fare: e in concreto, l’Akp di Erdoğan ha infatti avviato un processo costituente per cambiare in modo strutturale e definitivo – in senso democratico e liberale – il sistema politico turco. Eppure l’Economist, non contento della figuraccia rimediata col suo editoriale elettorale che invitava a votare per il Chp kemalista – coi risultati che sappiamo – il 12 giugno, sembra voler continuare nella sua battaglia poco giornalistica e molto politica: con un nuovo tendenzioso e truffaldino articolo in cui vengono selezionati accuratamente degli episodi negativi, in cui altri episodi vengono montati ad arte. Insomma, l’Economist ha stabilito che Erdoğan è “cattivo”: e allora ogni pretesto è buono per attaccarlo a gamba tesissima, ignorando volutamente il contesto di cambiamento virtuoso e dando l’impressione che l’Akp abbia ereditato un Paradiso e lo stia trasformando in un Inferno; quando la realtà, meno caricaturale, è che l’Akp ha ereditato un sistema para-fascista da cui provengono molte delle leggi contestabili di oggi (la critica da fare è che per l’appunto non sono state ancora abolite) e sta provando – tra mille difficoltà e tra un milione di imperfezioni – a creare una società più libera e più aperta. Ma è giornalismo, questo? E perché i colleghi dell’Economist – quando muovono le loro critiche – mai si preoccupano di intervistare le autorità turche? Perché riportano un solo punto di vista, creando un indigesto mix tra critiche di ogni natura e provenienza?



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