Fòri è bujo, fa un freddo cane.
C’è da rismove er campo de pannocchie.
Risoneno lontano le campane
e canteno allegre le ranocchie!
Esco de notte e torno co’ lo scuro!
Che vita faccio, mai un divertimento.
Da ché so’ nato sbatto contro er muro
de povertà, rinunce e pentimento!
La vita m’ariserva li ficozzi,
che giorno doppo giorno collezziono.
Noi semo i contadini, quelli rozzi,
ma conoscemo fede e perdono!
Così all’alba, quanno tutto tace,
esco da casa, in tasca er fagottello
e se nun te saluto nun ho pace
me pare che tradisco mi’ fratello.
Me faccio lesto er segno de la croce,
rivorgo a Te la solita preghiera
e guasi co’ un fremito de voce
ringrazzio Dio…e dico bonasera!
TRADUZIONE
L’EDICOLA VOTIVA
Fuori è buio, fa un freddo cane.
C’è da rimuovere il campo di granturco.
Risuonano lontano le campane
e cantano allegre le ranocchie!
Esco di notte e torno con lo scuro!
Che vita faccio, mai un divertimento.
Da ché sono nato sbatto contro il muro
di povertà, rinunce e pentimento!
La vita mi riserva i bernoccoli,
che giorno dopo giorno colleziono.
Noi siamo i contadini, quelli rozzi,
ma conosciamo fede e perdono!
Così all’alba, quando tutto tace,
esco di casa, in tasca il pranzo
e se non ti saluto (rivolgendosi al Santo raffigurato nell’edicola votiva) non ho pace
mi sembra che tradisco mio fratello.
Mi faccio lesto il segno della croce,
rivolgo a Te la solita preghiera
e quasi con un fremito di voce
ringrazio Dio…e dico buonasera!
Poesia candidata al Premio internazionale di poesia Piccapane