"In Italia stiamo vivendo una specie di sbornia da self publishing che negli Stati Uniti è già passata": dice Babette Brown, blogger e editor che si occupa di promuovere gli esordienti. "Si impara in mezz'ora come mettere un testo nella rete. Il self prevede un itinerario brevissimo. Dalla scrittura alla pubblicazione possono passare pochi giorni. Il processo tradizionale è molto più lungo. Già gli editori impiegano minimo 6-8 mesi per rispondere, se poi si firma il contratto passa almeno un anno. I tempi dell'editoria tradizionale sono un anno, due, mentre con l'editoria digitale raggiungete il pubblico in pochissimi giorni. Il rischio è che, più i testi sono scadenti e più chi li ha scritti si convince di essere uno scrittore. Ma vedendo quello che è successo nel mercato americano direi che è un sistema che si è rigenerato e ripulito da solo. E' una sbornia che finirà".
"C'è anche da considerare" aggiunge Babette Brown "che la casa editrice ti dà l'8 per cento sul prezzo di copertina non ivato, mentre la percentuale che va all'autore digitale è del 50-70 per cento. Con il digitale quello che pubblichi resta sempre lì a disposizione. L'edizione non si esaurisce mai. Viceversa l'editoria di carta ha vita breve, se arriva in libreria ci resta poco tempo. Le ristampe sono rare e dopo qualche mese il libro scompare in un magazzino. L'ebook è un acquisto facilissimo. Lo puoi fare ovunque, h24, anche col cellulare. Avete voglia di leggere qualcosa a mezzanotte? No, le librerie sono chiuse".
Alessandra Bazardi, editor e agente letterario, rincara la dose: "Col self publishing chiunque ha potuto pubblicare e questo ha portato a un abbassamento della qualità. Sono stati creati dei nuovi mostri. Gente che si autopubblica, vende e pensa di essere Sveva Casati Modignani. Vendere un romanzo in digitale non significa avere successo in libreria. Avere recensioni e consensi non significa saper scrivere. L'autore self corre dei rischi, primo fra tutti quello di innamorarsi del proprio libro. Un'autrice mi ha scritto a proposito del suo romanzo: "Guardi che potrà essere un'opportunità per lei"".
"Prima di dare il testo a un editor bisogna staccarsene per almeno un mese. Metterlo da parte, creare una distanza. Poi riprenderlo e fare l'editing a mente fresca": consiglia Luana Prestinice, che si occupa di web marketing.La domanda è: il testo racchiude tutto quello che volevo trasmettere? Per rispondere c'è bisogno di un Beta Reader . Il beta reader è un lettore critico che dà il suo giudizio sul romanzo prima che sia sottoposto a un editor professionista e dopo la fase di auto editing.
"Può essere gratis o a pagamento e deve conoscere bene il genere che deve analizzare" spiega la Prestinice. "Ce ne sono di professionisti e altri che lo fanno gratuitamente per passione. Ma non deve assolutamente avere un rapporto emotivo con il romanzo o con l'autore: niente madri, padri, sorelle, amici dunque. Non hanno l'imparzialità necessaria. Alcuni si rivolgono a un beta reader addirittura dopo due o tre capitoli, ma questo non va bene. Perché la cosa abbia un senso, il romanzo deve essere compiuto".
Una scrittrice di genere erotico, presente tra il pubblico, racconta che da anni ha il suo beta reader con il quale c'è un grande affiatamento. E' di sesso maschile e le dà un feed back su quello che scrive. A volte le dice che ci sono parti in cui non ha capito niente, oppure parti che non gli sono piaciute per niente. Ma grazie a lui, si rende conto se quello che voleva dire è passato o meno. Ora è al quinto libro pubblicato e il beta reader è sempre lo stesso.
Per quanto riguarda il rapporto col beta reader, citoStoria Continua:
"Le critiche - anche le più costruttive - possono essere difficili da digerire, ma resistete alla tentazione di spiegare o difendervi in risposta a ogni commento fatto. Tenete sempre a mente che non avrete l'opportunità di spiegare le vostre scelte ai lettori; i beta reader vi daranno l'occasione di conoscere in anteprima pensieri e reazioni del pubblico. Piuttosto che stare sulla difensiva, siate grati per l'opportunità che vi viene concessa. Il loro aiuto diventerà prezioso per perfezionare il vostro romanzo".
Giulia Beyman è scrittrice e self publisher, la sua serie mistery è stato un caso editoriale e il suo ebook Prima di dire addio è stato il più venduto su Amazon nel 2014. Ci racconta che non si è servita di beta reader in modo sistematico. Ha comunque delle persone che leggono i suoi romanzi che sono lettori forti. Ma il suo confronto è soprattutto con l'editor: "Trovare il giusto editor è come trovare un marito. Ma è indispensabile per l'autore indipendente".
professionista può dare un punto di vista esterno" la Bazardi, "E' psicologicamente distaccato e può offrire conoscenze e servizi. In una grande casa editrice l'editor dà le linee guida e seleziona i romanzi. Si occupa della struttura e non del testo che invece va alla redazione. Nella piccola casa editrice invece l'editor fa di tutto e comunque è quello che sistema il testo. L'editor dice la bontà del testo, l'agente la sua vendibilità. L'agente ha la crudeltà di dire: "Questo non si vende". Ha fiuto per il mercato. L'editor non deve riscrivere il romanzo, ma deve saper essere brutale: "Questo pezzo va tagliato!" Non deve farsi convincere dall'autore per sfinimento. Il segreto in questo minuetto fra editor e autore sta nell'affiatamento".
Dopo l'editor bisogna servirsi di un correttore di bozze e arriva Carlo Animato che ammette di essere un panda in via d'estinzione. Ed è sicuramente così, a giudicare dagli errori - i refusi - che si trovano sempre più spesso e volentieri nei libri stampati, anche in quelli dei migliori editori."La parole sono importanti" dice Animato, "e il correttore di bozze ha un senso estetico grammaticale molto accentuato. E' uno che fa un lavoro da chirurgo prendendo l'89 per cento in meno".
I correttori di bozze vengono chiamati anche:scopavirgole, grammar nazi, bozzari, o c'è il più elegante e anche più pagato proofreader.
Animato ci parla anche del lettore estremo e intollerante, alla ricerca di una scintilla di perfezione. Eccolo in un pezzo di George Steiner:
"È un volantino, diamine! Un volantino per una vendita all'incanto di attrezzi agricoli usati e sacchi di concime! Avrà luogo al consorzio di San Maurizio - Dio sa dov'è quel buco - martedì prossimo. Cento copie. Che verranno affisse sulla porta del cesso esterno di qualche fattoria o buttate nel fosso più vicino. E lei si preoccupa per un accento!"
"Disperatamente. Sa cosa insegna la Cabala? Che tutto il male, tutte le sofferenze dell'umanità provengono dallo sbaglio di uno scrivano pigro o incompetente che sentì male, o trascrisse erroneamente, un'unica lettera, un'unica e sola lettera nel Testo Sacro. Ogni orrore successivo ci è pervenuto tramite e a causa di quell'unico erratum. Non lo sapeva, vero?
[...] Agire diversamente è segno del più profondo disprezzo. Disprezzo per quelli che non si possono permettere di sfogliare un'edizione di lusso, che non
Poi Carlo Animato cita la Storia dell'assedio di Lisbona di Saramago, dove il revisore di bozze Raimundo Silva, cedendo a un'improvvisa quanto inspiegabile tentazione, aggiunge un "non" al testo originale. Dunque i Crociati "non" aiuteranno i portoghesi. Cambia così la storia ufficiale, la sua vita e, a dar retta a Steiner, anche le sorti dell'umanità.
Pubblicato da
Tiziana Zita
Redattrice in programmi Rai, pubblicista, story editor e producer di fiction per la tv, prima in Rai, poi a Mediaset. Scrivo tanto. Nel 2011 ho creato Cronache Letterarie. Leggi tutti gli articoli di Tiziana Zita