Per l’immagine si ringrazio speedyboi1996
(ANSA) BARLETTA, 11 NOV – Per essersi tinta i capelli di blu a una giovane di 18 anni è stato impedito la frequentazione in una scuola superiore paritaria gestita dalle Suore salesiane dei sacri cuori. Dall’inizio dell’anno scolastico studia privatamente per prepararsi alla maturità; i genitori hanno denunciato l’accaduto ai carabinieri. La giovane lamenta che il regolamento di disciplina interno è stato recentemente modificato con un’integrazione relativa al colore dei capelli. (ANSA)
Mi perdonino i lettori per questo OT, (Off Topic) ma mi pare che sia il tema molto dibattuto in questi giorni qui in Puglia, anche per il clamore suscitato dal recente lancio dell’Ansa in merito. lo avete appena letto. Dico subito che mi schiero a favore delle Suore del Sacro Cuore e contro il relativismo estremo tenta dai media, contro le derive culturali emergenti e trasbordi modaioli. Della serie teniamo insieme i pezzi di questa nostra Italia che cambia. Ma ecco il mio articolo, che viene fuori come un post di risposta ad un articolo ed ai vari post letti su Barlettaviva.it.
Mi imbatto quasi casualmente in questo post, premetto che non sono barlettano, ma da piccolo mia madre cucinava in una asilo di suore e io stesso ricordo il nome della mia amata suora, dolce e curva su se stessa dalla fatica di accudire bambini fino ai 9 anni. “La bontà si fa strada da sola” amava ripetere, è questo è stato il liet motiv della mia vita, almeno finora, e lo spero proprio. Suora Adalgisa era il suo nome e l’ordine era il Sacro Costato, sono davvero orgoglioso di averla conosciuta. In suo ricordo quindi decido di scrivere queste mie brevi e libere riflessioni sperando di non dover poi colorarmi vivacemente i capelli in contopartita.
La libertà non è poter fare tutto ciò che si vuole, ma è impegno e partecipazione, come Gaber ci ricorda in una sua nota e deliziosa canzone.
Orbene ecco quanto ho riflettuto su questa vicenda che apprendo da qui e altri siti, non me ne voglia il Direttore della testata se scelgo di rispondere su questa pagina, è cosa del tutto casuale e rispetto quanto qui scritto, pur evidenziando il mio diverso pensiero.
Chiunque di noi che passi davanti una caserma, una chiesa, un centro sportivo, che sia un centro ippico o una palestra per pesisti, si rende conto che all’interno, tra quelle mura, si usa un linguaggio, un comportamento specifico.
In caserma si saluta al basco e non si stringe la mano, in chiesa ci si fa il segno di croce entrando invece di dire buongiorno, in un centro ippico si usa vestirsi con stivaletti, pantaloni specifici e berretto protettivo, mentre i pesisti, chi fa bodybuilding per intenderci, si depila e si unge la pelle di olio dopo essersi gonfiato i muscoli con tanto impegno e sacrifico.
Se tanto è vero bisogna anche aspettarsi che chi va in una scuola privata paritaria cattolica ne debba seguire gli insegnamenti, debba capire i dettami ed i suoi valori ed adagiarsi intelligentemente a quei saperi, d’altra parte è una scelta libera e pure onerosa la paritaria: in ogni caso a scuola gli alunni vanno per apprendere mica per insegnare.
Francamente non si capisce l’approccio scandalistico usato dal giornalista nella scrittura del testo in un tratto di questo articolo come si dimostra, beninteso a mio modesto avviso, con l’evocare la Monaca di Monza che mi pare, a dir poco, fuori di luogo, in quanto qui a portare i capelli colorati è un’alunna e non una monaca della scuola ne la Direttrice Scolastica, direi che appare anche fuorviante. Tuttavia non si capisce il perché mettere in discussione valori cattolici che in questa scuola si vivono, praticano e condividono nell’educazione e nell’istruzione e barattarli con una capigliatura colorata. Forse abbiamo dimenticato la lezione dei Promessi Sposi che pure il giornalista invoca, forse è tempo di reinserire la lettura del più bello dei romanzi italiani, e si potrebbe ben dire il primo grande romanzo italiano. Come abbiamo fatto a dimenticare la lezione di Fra Cristoforo e la sua pugnace e militare difesa del cristianesimo? Abbiamo dimenticato purtroppo anche come la Provvidenza che attraversa e caratterizza tutto il romanzo spesso è incarnata da quel frate buono?
Francamente, dalla lettura di questo articolo, mi lascia costernato l’idea che una suora possa ostacolare con la forza l’ingresso, non la trovo verosimile e tuttavia non si comprende perché la “ragazza dai capelli blu” vorrebbe entrare a forza a questa “scuola delle suore”, come amichevolmente si dice a Barletta: a viva forza dico. Che solerzia e che voglia di apprendere: davvero ammirevole. Non è nota la sua pagella, sarebbe un dato rilevante. Mi chiedo tra l’altro quali gli interessi più sinceri? Spiego meglio la mia riflessione. La situazione in cui vede la ragazza dai capelli blu con un giornalista, che immagino si trovasse li per caso, sulla porta pronto ad annotare l’accaduto poco addice a l’ingresso di una scuola paritaria cattolica. Eppure sembra proprio quello che è accaduto. Ne riesco francamente credere così “reattive” e “forzute” le suore. Il buon senso comune e la tradizione sociale locale le vede al contrario sempre di buon cuore e impegnate in missioni umanitarie a salvaguarda dell’Uomo e della sua salvezza. Salvezza spirituale ma anche fisica, non sono poche suore martiri uccise in Nigeria proprio poche settimane fa, anche se non saprei dire se fanno capo allo stesso ordine, ma mi pare, se la memoria non mi tradisce proprio queste di Barletta abbiano invece sviluppato vari progetto in Africa in favore dei minori e raggiunti altri meritevoli obiettivi umanitari.
Mi chiedo e rifletto sul motivo più profondo che induce la ragazza a dipingere i capelli con una tinta così inusuale e ancora di più se frequenta, sembra così ostinatamente, un istituto religioso paritario del quale non condivide le scelte.
Le mode che portano a colorare i capelli in modo così deciso trovano ispirazione nella moda Cosplay che si dovrebbe praticare consapevolmente e a ragion veduta e in luoghi e tempi ad essa dedicata, come eventi assai noti tipo LuccaComics2014 appena chiuso con grande successo, ma se tale moda dilaga nella quotidianità forse è da chiedersi le motivazioni della ragazza di cui comunque si ignora il nome e l’età.
In un colloquio un cosplayer toscano cercava di spiegarmi perché quella volta si era vestito da Superman mentre guidava nel suo lavoro l’autoambulanza. Cercava insomma di giustificare forse l’ilarità della telefonata del familiare di un incidentato che lui stesso stava soccorrendo. Bene, la parente riferita a telefono: “Supeman è alla guida dell’autoambulanza”, o qualche cosa di simile. Tralascio i commenti, ma ve lo immaginate se invece di un incidente lieve fosse stato uno più grave o mortale? Non augurandolo, sarebbe stato davvero un fuori luogo per antonomasia: un Superman incapace di salvare nessuno.
Infine alcune riflessioni finali. Perché ci dovrebbe poi scandalizzare che una Dirigente Scolastica prenda provvedimenti disciplinari in merito a questioni disciplinari, sia pure la sospensione dalle lezioni o altro più appropriato? Non si capisce cioè perché debba scandalizzarci il richiamo del Dirigente Scolastico ai regolamenti magari attualizzati per fra fronte alle derive culturali e morali che affiorano mentre attanagliano la società.
Nel mio piccolo, non sto a giudicare se la ragazza possa o non possa portare i capelli ciano, magenta o giallo, mi chiedo invece quali le ragioni che forzano la frequenza di una ragazza culturalmente diversa, o dai comportaementi estermporanei, all’istituto di suore barlettano.
Sembra che la stessa, che non è mica obbligata ad entrare lo voglia ostinatamente: è questo che stride. Se di libertà si sta parlando allora perché non lasciare alle suore le loro libertà di perseguire la strada dell’eduzione secondo il loro credo e la loro morale? Cultura che se la si condivide va bene, altrimenti si può sempre trovare posto negli istituti statali magari più laici. L’istruzione in Italia è di fatto garantita dallo Stato con molte istituzioni sul territorio.
Per ultimo, “improbabile” è invece la conclusione dell’articolo in cui si auspica una scelta colorata alternativa al grigiore della crisi, come se la crisi fosse colpa delle suore o dei dirigenti della paritaria barlettana. La parola “improbabile” sembre a mio avviso, nasconde un colpo basso, anche se attutito immediatamente con un pronta rettifica, “pur rispettando la professionalità della scuola e dei suoi dirigenti e le scelte effettuate in questa vicenda”, si legge infatti a conclusione.
E’ “improbabile” proprio perché si sovverte il sistema delle leggi e delle tradizioni, si introduce il relativismo estremo a buon mercato, così i “regolamenti epigrafici”, quelli cioè scritti sulla pietra come i dieci comandamenti sembrano barattati con una capigliatura, che qui assume il significato di visione del mondo “più allegra”: un poco cioè alla maniera di chi allora aspettando le “epigrafi” di Mosè fece la scelta del “vitello d’oro”.
Antonio Conte