Les enfants qui s'aiment s'embrassent deboutContre les portes de la nuitEt les passants qui passent les désignent du doigtMais les enfants qui s'aimentNe sont là pour personneEt c'est seulement leur ombreQui tremble dans la nuitExcitant la rage des passantsLeur rage leur mépris leurs rires et leur envieLes enfants qui s'aiment ne sont là pour personneIls sont ailleurs bien plus loin que la nuitBien plus haut que le jourDans l'éblouissante clarté de leur premier amour.
(Spectacle - Jaques Prévert)
PdC cresce ed io assisto a questo spettacolo di trasformazione da bambino a ragazzo.Non vi racconterò qui le "sue cose" perché si merita rispetto di quel pudore che sta iniziando a provare.Che c'è di più bello delle prime emozioni, di sapere che hai tutta la vita davanti, che puoi sbagliare e correggerti e che la tua vita è ancora da disegnare?
Già da tempo parliamo di sentimenti. Come vi ho già raccontato qui l'anno scorso in quinta elementare ha fatto anche un percorso interessante di educazione all'affettività, che una volta si sarebbe chiamata educazione sessuale, ma per fortuna c'è più attenzione alla persona che alla meccanica.
Mi sono chiesta spesso se sarei stata pronta quando fosse stato il momento, di passare dalla teoria alla pratica. E' un momento incredibile quello in cui realizzi appieno che i figli sono proprio persone a sé, un momento tanto delicato quanto magico in cui si altalena tra l'essere presenti ed il saper stare al proprio posto.
PdC con me parla, mi racconta cosa gli succede e cosa accade attorno, si confida e si consiglia anche se prima o poi arriva sempre in ogni conversazione il momento in cui si richiude in sé ed io cerco di rispettarlo.
Il passaggio in prima media è stato praticamente indolore dal punto di vista della didattica, ma è cruciale per atteggiamenti e linguaggi..
Tutti i ragazzi hanno il cellulare, molti collegato ad internet e con il profilo su Facebook. Anche PdC ha un cellulare (anche se non per mia diretta iniziativa, ma che ho accettato perché è pur sempre un modo in più per tenersi in contatto con suo padre). Sono invece irremovibile su Facebook, non ne vedo la necessità e rimango spesso sconcertata visto che molti figli di amici mi hanno chiesto l'amicizia (per fare numero, si sa..) e ne fanno un uso troppo disinvolto. Oltre a dimostrare che a scuola non hanno imparato una mazza visto che non sanno ancora quando una e va accentata e quando una a è rimasta senza h.
Pare che già in prima media usi mettersi insieme. L'altra sera siamo usciti a fare una passeggiata qui intorno a casa e ne abbiamo parlato. Lui ritiene sia improprio (parole sue) parlare d'amore alla loro età. Pare che mettersi insieme sia soprattutto uno status, che al massimo ci scappino dei bacetti.
Anche le ragazze si fanno avanti ed a modo loro sono acerbamente seduttive.
I primi baci ed i primi approcci sono momenti preziosi che non tornano più.
Un genitore non li può vivere al posto di un figlio, non lo può preservare dalle delusioni e non gli può fornire le istruzioni per l'uso.
Può però educare al rispetto, nella quotidianità anche prima che arrivi il momento dei primi approcci.
Ho spiegato a PdC che il cellulare, come l'e-mail, è pericoloso perché tutto quello che scrivi, rimane. Che una battuta, buttata lì di persona fa ridere, scritta e riletta può essere pesante.
Che non bisogna mai prendersi gioco dei sentimenti altrui e che spesso il semplice esercizio di mettersi nei panni degli altri è sufficiente per desistere dal non essere onesti.
Sicuramente averlo cresciuto da sola, aiuta. Perché essendo stata single per la maggior parte del tempo, quando poi lui ha cominciato a capire ed a vedere magari degli approcci ed a fare domande ho potuto affrontare con maggiore serenità argomenti che avrebbero potuto essere più complessi.
Parliamo anche di sesso, come la maggior parte dei suoi coetanei è molto informato e questa è sicuramente una conquista, rispetto ai nostri tempi quando se due in tv si baciavano, mio padre cambiava canale imbarazzato.
Cerco di essere presente, ma non assillante. Di rispettare le sue ombrosità, i momenti in cui va in camera sua a guardare il soffitto, di prenderlo un po' come viene a giorni, un giorno bimbo, un giorno ragazzo, un giorno un po' tutti e due.
Faccio domande, ma aspetto paziente le risposte.
So che ha bisogno di indipendenza, ma sono convinta che la fiducia passi anche attraverso il controllo, che è altro dalla repressione.
Lo osservo molto, perché ognuno ha diritto alla propria adolescenza, senza le zavorre dei vuoti e degli errori altrui. E, come sempre finora, cresco anch'io insieme a lui.