Nel mentre finivo il noir scandinavo – alla fine gradevole, con personaggi interessanti e la scoperta di un mondo, quello dell’estremo nord e del suo welfare, spesso visto con stereotipi che non vanno ad incidere una conoscenza superficiale, mentre scavando a fondo anche lì si scoprono anime nere e coni d’ombra inquietanti – ho affrontato “L’educazione siberiana”, di Nicolai Lilin
M’ha preso subito e m’è piaciuto.
Duro, reale.
Ho letto che è stato paragonato da alcuni a Gomorra, ma secondo me non c’entra nulla.
Gomorra è una denuncia verso un mondo criminale che sta affondando una nazione, sta distruggendo generazioni intere
Questo è il diario di memorie e di crescita di un ragazzo siberiano, discendente dagli urka, in un mondo che ora non esiste più.
Lui non da giudizi: non si può giudicare la propria vita, le proprie scelte.
Lui racconta, tramanda storie, episodi, eventi, che a lui furono narrati dai suoi vecchi o che ha vissuto in prima persona.
E tutto ciò si percepisce tra le pagine, anche e soprattutto tra le più dure, quelle del carcere minorile.
Non rinnega nulla ci ciò che ha detto o fatto, anzi; ne va giustamente orgoglioso, perché gli occhi disincantati che hanno visto violenze d’ogni tipo, soprusi e vendette sono gli osservatori migliori per giudicare la deriva morale, economica e sociale della Russia odierna, devastata dalle mafie e dai traffici illegali d’ogni tipo.
emsi