Ammetto il mio sconforto. Figlio di un (ex) vigile urbano, l’intera mia adolescenza è stata improntata ad un rigido rispetto delle norme stradali e di tutti quei comportamenti per la sicurezza stradale. Ho capito, con una esperienza di oltre 5 anni in ambulanza come volontario della Misericordia e della Pubblica Assistenza, cosa succede in caso di incidente e qual’è il dolore che si causa a tutti coloro che ci stanno vicini. Ho imparato, a seguito di un brutto incidente in cui sono stato coinvolto, l’importanza di indossare sempre il casco ed abbigliamento adeguato, senza il quale -forse- non sarei qui a scrivere sul mio blog.
Non mi sorprende neppure, alla luce di queste affermazioni, vedere decine di persone andare su moto e scooter senza casco, in ciabatte e canottiera, come se niente fosse. E sovente anche davanti a forze dell’ordine che si voltano dall’altra parte (testimone oculare di molte scene).
Si, gran parte di queste esperienze le ho vissute al sud e lo stesso ragazzino è meridionale. Ma anche al centro ed al nord, sopratutto durante l’estate e nelle zone di villeggiatura, capita troppo spesso di vedere spericolati stormi di adolescenti su rombanti scooter, incuranti del pericolo che causano agli altri ed a loro stessi.
L’educazione stradale dovrebbe venire prima dai genitori, attraverso l’esempio, poi dalla scuola attraverso la cosiddetta “educazione stradale”, materia troppo spesso trascurata o sottovalutata, come se i morti sulle nostre strade -spesso giovani- non ci riguardasse.
Inutile continuare a parlare di “disgrazie”: un adolescente che modifica il proprio veicolo o non indossa né casco né abbigliamento adeguato mette in pericolo sé stesso e gli altri e non dovrebbe essere tollerato.
Anche con il recente boom delle cosiddette “minimoto” con piccoli motori a scoppi, si assiste troppo spesso a giovanissimi (10-12 anni), senza alcuna educazione né protezione, considerare questi veicoli come giocattoli da usare e di cui abusare, anche sulle strade pubbliche.
Ci sono anche associazioni, tra cui cito l’AMI (Associazione motociclisti Incolumi) che si occupano di organizzare corsi di guida sicura e di educazione stradale.
Mancano i controlli, sicuramente, ma è carente anche la struttura educativa sia scolastica che familiare che sociale. L’ignoranza diffusa non rende percepibile l’entità del rischio e del pericolo a cui sono sottoposti. E allora voglio provare anche io a fare la mia piccola parte, con qualche foto di incidente, perché preferisco turbare qualche coscienza oggi ma forse salvare qualche vita domani.