Nell’autunno del 2011 Adobe Photoshop Elements integrava un’azione denominata “Effetto Orton”, con la quale era possibile aggiungere all’immagine un morbido effetto pittorico. Il papà della fortunata tecnica è il canadese Michael Orton che alla fine degli anni ’80 aveva iniziato a sovrapporre le diapositive su pellicola, con l’intento di imitare la pittura ad acquarello e immergere i suoi soggetti in un’atmosfera fiabesca.
Nel 1992 Orton aveva pubblicato il libro fotografico “Once upon an island”, contenente alcune emozionanti foto dell’isola di Vancouver, ritratta come avrebbe fatto un impressionista sulla sua tela. Qualche tempo dopo la rivista Photo Life e Darwin Wiggett ribattezzarono il metodo “Orton Imagery”, consegnando definitivamente il fotografo alla popolarità che gli valse in seguito la firma di un contratto con Getty Images.
Nel video Earth Symphony, sul canale Youtube dello stesso Orton, puoi capire facilmente di cosa stiamo parlando e guardare una bellissima collezione di scatti che utilizzano questa tecnica e le sue evoluzioni:
Ma come ottenere immagini così eteree ed emozionanti? Continua a leggere per saperne di più.
Effetto Orton: la tecnica
Il procedimento seguito da Orton si basa sulla sovrapposizione di più diapositive nelle quali la scena ripresa è identica. Oltre che su pellicola, lo stesso effetto può ovviamente essere ottenuto in digitale, eseguendo due scatti dello stesso soggetto e poi sovrapponendoli con un programma di fotoritocco.
Come procedere dunque? Immagina di avere fame e di volerti preparare un panino: quanto sarà gustoso il tuo sandwich dipende dalla qualità degli ingredienti che occupano ogni singolo strato. Per questo motivo è importante che ogni scatto sia organizzato con cura. Per la precisione, le foto che dovrai eseguire sono due e hanno le seguenti caratteristiche:
Prima foto: l’immagine è a fuoco. Questo primo scatto comanderà la profondità di campo e il dettaglio a lavoro finito, quindi è consigliabile utilizzare diaframmi chiusi (valori attorno a f 16/22). Bisogna sovraesporre di uno stop: questo espediente, che si applica a entrambe le immagini, permette di aumentare la saturazione e il contrasto del colore.
Seconda foto: l’immagine deve essere sfocata. Quanto sfocare dipende dal risultato più o meno spinto che ti prefiggi. Dal punto di vista della profondità di campo, questa immagine è l’opposto della precedente: qui il diaframma deve essere alla massima apertura, altrimenti non otterrai un effetto blur. Ricordati che anche questa foto è sovraesposta, di almeno due stop.
A questo punto, sei pronto per fondere le due fotografie con Photoshop. Apri le immagini su due differenti livelli e poi uniscili impostando come metodo di fusione “moltiplica”: il risultato sarà una foto correttamente esposta, nella quale emergerà qualche dettaglio da un mare di colori soffici e luminosi.
Effetto Orton: alcuni consigli utili
La stabilità è tutto: usa il cavalletto
Questa tecnica si basa sulla manipolazione della messa a fuoco e richiede quindi una certa stabilità della fotocamera. Se scatti in modalità manuale, devi anche considerare che sovraesporre comporta un allungamento del tempo di posa: la tua reflex non dovrà quindi subire nemmeno lievi vibrazioni, altrimenti la foto presenterà del micromosso. Il treppiede è, inoltre, essenziale per garantire l’allineamento di tutti gli elementi nella prima e nella seconda fotografia, in fase di post-produzione.
Sperimenta
Come spesso accade in fotografia, non esiste nessuna ricetta sul modello “Unire f/10 a 1/200 secondi, iso quanto basta, infornare su Lightroom a 360 gradi”! Anche in questo caso la chiave è sperimentare. Per capire quanto sovraesporre, tuttavia, un buon riferimento generale è un valore complessivo (ovvero sommando la sovraesposizione della prima e della seconda fotografia) di 3 stop. Il tempo dedicato ad apprendere sarà presto ripagato nei tuoi scatti. Sperimentare è anche la via giusta per aggiungere qualcosa di personale a ciò che stai facendo: procedendo per tentativi, infatti, ti può capitare di trovare sistemi o mix di elementi che funzionano meglio per te, o ti piacciono di più. L’unico rischio che corri è quello di scoprire cose nuove. E’ la serendipità: chi ti dice che un domani non sarai proprio tu a dare il nome a una nuova tecnica fotografica?
Evita il sole a mezzogiorno!
I forti contrasti non vanno d’accordo con le atmosfere romantiche. La caratteristica dell’effetto Orton è una sensazione di sfumato e di splendore che irradia dagli stessi soggetti fotografati. Come sempre, i cieli nuvolosi e le ore del giorno giuste (alba e tramonto) ti aiutano a ottenere luce diffusa e ombre appena accennate.
Quando usarlo
Ricorrere a manipolazioni come l’hdr o l’Orton, non ha senso se lo scopo è quello di dare risalto a una fotografia che altrimenti non ne avrebbe. E’ sempre il contenuto della tua foto, la storia che racconta, a renderla speciale. Ancora peggio è usarle per correggere gli errori commessi dal fotografo. Non applicare un filtro Orton per fare sembrare bella una foto che per errore hai sfocato. Può, invece, essere interessante incrementare una sensazione che la scena ripresa suggerisce già: per esempio, la magia e il coinvolgimento emotivo trasmesso da un bosco sotto una nevicata. D’altra parte, questo metodo punta molto di più a suggerire un sentimento, piuttosto che a fornire una cruda rappresentazione della realtà. Non tutti i soggetti si adattano, quindi: esclusi i ritratti per il settore business o le foto giornalistiche e sportive, concentrati su soggetti naturalistici, in primis i paesaggi con molto fogliame.
Realizza l’effetto Orton su una singola immagine
E’ possibile ottenere tutto questo senza doversi sbattere con cavalletti e calcoli complessi?
Non si può, forse, oggi fare qualunque cosa con Photoshop o un qualunque altro programma
di fotoritocco? Sì, certo che si può. Sono sicura però che tu non vuoi, perché sei un fotografo
tutto d’un pezzo, che non poltrisce davanti allo schermo ma corre fuori a scattare a ogni
occasione, setta esposimetri, taglia cartoncini per misurare il grigio medio.
Sto diventando bacchettona? Probabilmente. Ecco perché qui di seguito ti suggerisco come fare per
ottenere, partendo da un singolo scatto (magari qualcuno che hai in archivio), l’atmosfera onirica della Orton imagery.
- Una volta aperta l’immagine, duplicala su un nuovo livello. Denomina il nuovo livello come vuoi, per esempio “copia”
- Imposta come metodo di fusione “scolora” e unisci i due livelli: così facendo otterrai un’immagine sovraesposta
- Duplica nuovamente l’immagine ottenuta e applica alla copia il filtro sfocatura, impostando un raggio attorno agli 8/ 13 pixel, secondo il risultato più o meno sfocato che vuoi ottenere
- Imposta come metodo di fusione “moltiplica”
A questo punto puoi eseguire ulteriori regolazioni sull’immagine, agendo su valori
tonali, saturazione e luminosità.
Conclusione
Non si tratta, in realtà, di una tecnica particolarmente complessa. Basta divertirsi e pazientare sino al raggiungimento del risultato desiderato. Ti confermo, inoltre, che le passeggiata all’aria aperta e le sedute fotografiche al mare o in montagna non hanno effetti collaterali. Fammi sapere com’è andata.
Immagine di copertina