È uno stralcio dell’«epilogo (quasi) ottimista» al libro «L’egemonia sottoculturale. L’Italia da Gramsci al gossip», uscito per Einaudi poche settimane fa e scritto da Massimiliano Panarari, saggista e docente di comunicazione pubblica e politica. In un periodo in cui tra scrittori e intellettuali rimbalza il dibattito o, meglio, l’appello ad abbandonare le case editrici afferenti al presidente del consiglio dei ministri – non che sia una novità, forse stavolta i toni sono solo più veementi visto il casus belli, la contrattazione fiscale favorita da una cosiddetta “legge ad aziendam” – Panarari parte in tromba dichiarando una défaillance: l’abbandono della tenzone culturale della sinistra. Una tenzone che a lungo è passata per i luoghi collettivi (a iniziare dai consigli di fabbrica) contribuendo a creare una coscienza condivisa del proprio “essere classe”.
E in questo libro ci sono tutti i riferimenti culturali mescolati per generare l’universo degli «uomini e donne» che consegnano via piccolo schermo lettere più che personali e che giocano il gioco della seduzione come moderni gladiatori (in senso storico-romano, non militare-clandestino) a suon di inflessioni dialettali.
Dal situazionismo al dandysmo, da Jacques Derrida a Gilles Deleuze a Marshall McLuhan, ecco alcuni esempi di movimenti e intellettuali che vengono studiati e adattati – con feroce darwinismo politico-sociale – all’esigenza dell’anestesia massiva. Ci dispiace per chi pensa che sia stata un’operazione facile, tutt’altro, e di certo alcuni degli artefici di questa controrivoluzione (come Antonio Ricci o Alfonso Signorini) sono tutto fuorché dei cretini. Anzi. E allora, torna a concludere (quasi) ottimisticamente Panarari, «la sinistra ci provi, orsù, a sviluppare un nuovo, postmoderno, progetto di egemonia (almeno vagamente) culturale volto a contrastare ad armi pari l’attuale “regime ircocervo”. È un tentativo rinviato, stoltamente, da troppo tempo, al punto che ne abbiamo tutti i giorni sotto gli occhi esiti e conseguenze». Che sia arrivato davvero il momento di cogliere l’invito di Massimiliano Panarari?
(Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista Domani diretta da Maurizio Chierici)