Ogni anno da qualche anno a questa parte sono oltre 200mila i giovani stranieri a fare domanda per il visto vacanza-lavoro per l'Australia, e circa 50mila che decidono di rinnovarlo per altri dodici mesi. Tra questi vi sono circa 10mila italiani, atterrati con il sogno di fare fortuna nell'Eldorado del Terzo Millennio. Perchè è così che viene percepita l'Australia: un paese che offre opportunità lavorative infinite ma allo stesso tempo garantisce la possibilità di godersi la vita, grazie a un salario medio alto, uno stile di vita semplice e pratico, servizi di buon livello e burocrazia non opprimente. E così sono sempre di più i giovani (italiani ma non solo) che partono alla volta di Melbourne, Sydney, Perth o Brisbane alla ricerca di questa vita ideale, senza immaginare che, per molti di loro, la nuova Terra Promessa si rivelerà meno accogliente del previsto.
Perchè la realtà è che l'Australia è un paese accogliente con chi vuole, dove è difficile rimanere, e i sacrifici richiesti per farlo sono davvero tanti. A partire dal lavoro, che non è assolutamente tutto rose e fiori come può apparire dalla lontana Italia. Quante distorsioni avvengono con la realtà. Quante verità vengono nascoste, e quante bugie raccontate per dipingere un quadro più roseo di quello che è. La prima bugia che si racconta in Italia è che in Australia ci sia lavoro per tutti e subito. Sfatiamo questo mito: in Australia c'è più lavoro che in Italia, anche per chi non ha esperienza, ma il lavoro non pioverà dal cielo. A seconda del vostro livello di inglese, della città dove andrete a vivere, e della professione scelta, ci potrebbero volere settimane prima che troviate un lavoro. Settimane in cui comunque dovrete mantenervi, e l'Australia in generale non è economica. E se non avete un'ottima conoscenza della lingua ed esperienza nel settore, è facile che dobbiate accontentarvi di svolgere lavori poco qualificati o estremamente faticosi (miniere, aziende agricole, costruzioni).
La seconda bugia è che le condizioni di lavoro in Australia siano ottime. Anche qui bisogna stare molto attenti a generalizzare: perchè se è vero che in ambito professionale si lavora molto bene, per chi è appena arrivato in Australia non si può dire la stessa cosa.Purtroppo molti giovani finiscono col ritrovare all'altro capo del mondo alcune delle situazioni che li avevano spinti a lasciare l'Italia: periodi di prova non pagati (che tuttavia capitano sempre più di rado), precariato, lavoro in nero, compensi anche significativamente inferiori al salario minimo nazionale, e via dicendo. Purtroppo i casi di sfruttamento, soprattutto di giovani stranieri, sono molto frequenti qui. L'ultimo riguarda la catena 7/11, un convenient store (l'equivalente moderno della drogheria) presente in tutto il paese e anche all'estero. Ebbene è emerso recentemente che 7/11 sottopagava i propri dipendenti: o meglio, sulla carta li pagava il giusto, salvo poi pretendere il rimborso di parte dello stipendio lontano dalle telecamere di sicurezza. Per chi si opponeva a tale richiesta scattava il ricatto: o vieni sfruttato, o ti denunciamo al dipartimento di immigrazione per le ore in nero che lavori e che vanno oltre quelle consentite dal tuo visto (ad esempio col visto studentesco si possono lavorare solo 20 ore settimanali). Una vera e propria truffa e un vero e proprio sfruttamento. Il che dà molto da pensare, perchè se una catena così grande come 7/11 tratta in questo modo i propri dipendenti, chissà cosa combinano i negozi più piccoli... (e purtroppo lo so bene per esperienza personale...)
La terza bugia è che prima o poi lo sponsor arrivi per tutti. La maggior parte dei giovani che entrano con il working holiday spera di venire sponsorizzato da un'azienda prima o poi. Molti sono convinti che sia l'unico modo per rimanere oltre i primi due anni, e per questo non hanno un piano B. La realtà è che se entrate con il visto vacanza lavoro, le possibilità di venire sponsorizzati sono davvero minime. Certo, le possibilità di sponsor esistono e qualche fortunato riesce ad ottenere la sponsorizzazione nonostante il visto temporaneo. Abbiamo tutti un amico di un amico a cui è successo, ma chissà come mai non succede mai a noi o a qualcuno che conosciamo davvero. Perchè nella realtà è che questi sono casi più unici che rari. L'Australia è un paese ancora molto giovane e dinamico, e lo spazio non manca per chi entra "nel modo giusto": ma raramente il visto vacanza-lavoro è il modo migliore per rimanere in Australia a lungo termine. La soluzione migliore è un visto per "lavoratori qualificati", ovvero lo skilled visa, l'unico che consenta di sbarcare Down Under e dedicarsi alla ricerca di un lavoro. Funziona, però, solo se si hanno i profili professionali che ogni anno il governo elenca come prioritari, stilando una lista di professioni autorizzate aggiornato in base alle esigenze del mercato del lavoro interno (ovvero la Skill List). E la cosa bella è che in questo lungo elenco non ci sono solo ingegneri, chimici, veterinari, cardiologi, optometristi, cartografi o igienisti dentali, ma anche muratori, piastrellisti, cuochi, infermieri, meccanici e falegnami. Il visto e la possibilità di trasferirvi in Australia sono vostri, a patto che conosciate l'inglese e abbiate alle spalle un'esperienza lavorativa di un paio d'anni.
Insomma, per tanti giovani che arrivano in Australia colmi di speranze per il futuro, questo nuovo Eldorado si rivela una delusione. L'Australia dei sogni si trasforma nel paese degli incubi, dove datori di lavoro senza scrupoli sfruttano i lavoratori al massimo e al primo lamento li buttano fuori. Tante volte è la vaga promessa di un'assunzione a dare a questi ragazzi la forza di continuare. In altri casi è la paura di confessare la delusione di un sogno infranto ai propri cari in Italia. Ma per qualcuno resta forte la speranza che, prima o poi, l'occasione giusta arriverà. Qualche volta la tanto agognata occasione arriva davvero, ma più per coincidenze che per altri motivi.