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L’elemosinante | di Iannozzi Giuseppe aka King Lear

Creato il 24 aprile 2012 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

L’elemosinante

di Iannozzi Giuseppe aka King Lear

L’elemosinante | di Iannozzi Giuseppe aka King Lear
L’altro giorno mi trovavo in giro. Facevo quattro passi sotto i portici.
Via R*** è affollata di elemosinanti, di mimi, di vagabondi.
Un tizio mi avvicina. Mi chiede se ho degli spicci da dargli. Lo guardo negli occhi. Lo riconosco. E’ sempre lui, ci vive sulla strada, ferma chiunque sparandogli in faccia la balla che ha bisogno di un Euro per il biglietto del tram perché gli hanno rubato il portafogli. Non l’ho mai visto senza la sigaretta in bocca. E’ uno sfaccendato, un uomo sui trenta, un po’ gobbo, occhiali e denti marci. Un drogato o un ex drogato. Non è pericoloso. E’ una delle tante teste di cazzo che la nostra società ha partorito. Vive di elemosine. Non ha l’aspetto patito. La sua preoccupazione è di sbattersi ogni santo giorno su Via R*** per avvicinare i passanti e fargli sganciare un Euro con una scusa patetica. Roba da prenderlo a calci in culo sul serio.
Dicevo dunque che mi si fa dappresso, forse immagina che non l’abbia riconosciuto.
Attacca: “Mi hanno rubato il portafogli… se mi dai qualche spiccio riesco a tornare a casa…”.
Gli dico a muso duro: “Io a te ti conosco.”
Lui fa finta di non capire. Mette su la tipica faccia della puttana. Non tiene vergogna. “Io no.”
“Ma io conosco te. Mi hai già fermato l’altra volta. Non attacca. Anche questa volta ti hanno derubato?”
Lui sbuffa. Non è cattivo. Non è furbo come si crede. Si massaggia la faccia con una mano, nascondendo un mezzo sorriso che comunque non sfugge ai miei occhi indagatori.
“Può darsi”, ammette alla fine.
“L’altra volta avevi la barba lunga. Ti sei rasato ma la tua faccia la conosco. Sei sempre qui, su questa via, appostato davanti a questo negozio. Non ti scolli. E’ questa la tua zona.”
Adesso non cerca più di fingere. L’ho sgamato. Sussurra: “Sì, è così.” Tossisce. Tira fuori dai pantalonacci bassi in vita una sigaretta e se la schiaffa in bocca. “Be’, ciao allora…”.
“Ciao”, gli rispondo divertito mentre mi allontano. Faccio un paio di metri, poi mi volto: è ancora lì, ha tampinato qualcun altro, gli sta rifilando la solita frottola. Gli dice bene, la tipa che ha bloccato gli sgancia forse un paio di monete.


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