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L’elogio della fedeltà

Da Dallomoantonella

L’elogio  della fedeltà

L’ELOGIO DELLA FEDELTA’

Amici carissimi, eccoci finalmente arrivati all’elogio della fedeltà.

In questo blog  si sono potute scorrere diverse pagine intitolate alla passione, all’amore travolgente, quello senza tempo e senza regole, quello che arriva una volta sola nella vita, quello che non può essere perso una volta incontrato, ma non si sono ancora  spese molte parole  a difesa e ad elogio  della fedeltà.

Diciamo che non ci può essere un vero amore senza un corrispondente  impegno   di fedeltà.

Si  dice  per luogo   comune che l’essere fedele  è sinonimo dell’essere  noioso, vecchio, pedante,  rigido,  o dell’essere  ipocrita; noioso, vecchio, pedante e rigido   per  chi teme il tradimento  come  un evento  distruttivo,  che non va fatto  perché  così dicono le regole;  ipocrita per chi si dichiara fedele  senza di fatto esserlo.

Non è ovviamente di questa falsa fedeltà, o di questa  rigida fedeltà  che qui intendo parlare.

E poi bisogna distinguere  la fedeltà  dei  sentimenti  dalla fedeltà  fisica.

Di certo  l’una  richiama  l’altra,  non esiste  che si possa dire “ti ho tradito  ma  amo solo te…”; può essere anche vero  ma  la persona  tradita  difficilmente si accontenta di questa  giustificazione.

E non   esiste anche il contrario, ossia la fedeltà fisica  ma l’infedeltà  dei sentimenti,  come uno che dicesse  “vengo a letto solo con te, ma tu conti per me  come un manico si scopa”;  anche in questa circostanza  credo che il partner   relegato  a manico di scopa  non possa sentirsi molto gratificato.

Mi piace pensare  alla fedeltà come ad una conquista, ad una scoperta, ad un cammino  fatto di diverse prove,  di diversi inceppamenti, dove però la coppia non si dà mai per vinta, per  sconfitta,  per  superata.

Si è o ci si costruisce  una coppia  nei momenti buoni come nei momenti meno buoni, per lo meno questo è l’obiettivo  normale in un legame. Qualora i momenti poco buoni dovessero  superare  quelli  positivi,  è probabile che l’affiatamento  sentimentale possa riscontrare  difficoltà  non  sempre superabili.

Poi ci sono le varie coppie che scoppiano ma solo perché non sono mai state delle vere unioni, e scoppiano magari anche di fronte   a   prove  non ardue,  non gravose.

Certo, la vita è imprevedibile;  può essere che anche dopo diversi anni  di  affiatamento  l’equilibrio che si credeva raggiunto  venga a essere messo  in grave  difficoltà.

Il fatto è che  le persone sono complesse, la vita è complessa, e  soprattutto   quella di oggi  non incoraggia l’atteggiamento  fedele, anzi,  sembrerebbe denigrarlo e ridicolizzarlo.

Ebbene,  la fedeltà non è una  questione di moda  o di tendenza;  è soprattutto una questione di convivenza, di condivisione, di scelta  interiore, di predisposizione assai poco spontanea  ma molto coriacea.

Credo che la maggior parte delle unioni  che si spezzano o che  inciampano   contengano già in sè  fin dall’inizio la ragione  che  in un  tempo debito porta   al tradimento o al momento  di crisi.

Ci sono tradimenti che si perdonano, che si risolvono, che si superano…e tradimenti  che non vengono accettati.  Come ci sono anche i  rischi di tradimento  che tali rimangono, nel senso che non arrivano alla capitolazione nella loro  concretizzazione oggettiva.

Se l’amore passionale  è senz’latro un amore forte, un bene  imperdibile,  un  valore  irrinunciabile, un momento sconvolgente della propria vita se  capita nel momento sbagliato,   è pur vero che l’amore solido  che  ha dato prova di durare nel   tempo oltre tutto e  oltre tutti  ha anch’esso il suo fascino, il suo peso, la sua  bellezza  irrinunciabile.

Di un compagno storico  conosciamo ormai  tutto, o quasi;   il tempo  ha saputo plasmare, lenire, trasformare  e ci si trova davanti come  ad  una stanza  di cui si conoscono tutti gli anfratti, anche quelli più nascosti e segreti.  Questo legame è fatto di normalità, di quiete, di stabilità, ed ha come pericolo mortale  solo   il cadere nella noia.

Di certo   in questo legame  la passione non è quella  dell’amore  travolgente, di certo  in questo  sodalizio  le ragioni  che stanno alla base  dell’unione  non sono quelle  della  novità, della ricerca del  diverso,  ma  di sicuro   in un legame datato  che  si rinnova all’interno dei cambiamenti  e delle  prove della vita  si viene a creare una sorte  di  solido  affiatamento, di amalgama, di collante,   che impedisce alle due persone   ogni forma  di definitiva rinuncia  all’altro.

La fedeltà è un sentimento adulto, di persone mature, non è certo un  sentimento  giovanile  e sbarbato. E’  certamente da  giovani  che  ci  si professa  fedeli ad una causa, ad una persona, ad un’idea,  ma è solo da  meno giovani  che  ci si ritrova effettivamente  capaci di  questo voto, di questa  missione,  di questo impegno.

La   fedeltà non è il non essersi mai traditi, anzi;   è quasi   impossibile non tradire mai una persona, perché la si tradisce  alla prima  difficoltà  insuperabile,  esattamente come Pietro  che si dichiarò  il fedelissimo  si trovò a  tradire  l’amatissimo Gesù  per ben tre volte  prima dell’alba di una notte funesta.

Tradire quando le forze ci abbandonano e sopravanza la paura  è umano, molto umano.

Ma  la  fedeltà è uno  specchio in cui si sceglie di volersi riflettere  da uomini  che hanno tradito perché disperati  e che a loro volta si sono sentiti  abbandonati nel momento del  bisogno.  La notte nefasta e terribile passa, arriva l’alba del nuovo giorno  e l’antico amore, il vero bene mai interrotto,  riprende le sue parole, i suoi gesti, i suoi propositi.

Quando  ci si specchia in questo lago immobile,  da uomini  temporali  vogliamo  rivederci  tutto il passato, e vedere il presente, e potere  immaginare il futuro  come    una via  aperta e ancora piena di luce.

La fedeltà è il potersi ritenere  puliti,  persone degne ed affidabili,  che non si prostituiscono, che non si vendono al migliore offerente, che non si lasciano tentare da episodi  che non hanno futuro e che non hanno futuro  perché verrebbero costruiti sul dolore di  altri  verso  i quali  ci si sente ancora  responsabili.

La fedeltà è sapere uscire indenni  da un’esperienza  travolgente che schiaccerebbe   anche un pachiderma,  mentre  possiamo dirci   d’essere rimasti in piedi, di non avere distrutto con il nostro dolce peso  elefantesco  ogni filo d’erba  del nostro  minutissimo    prato  fatto di quotidianità,  di piccole aiuole ben coltivate,  di ritmi costanti  e  sereni  intervallati  dal  desiderio   che  si rinnova,  che non invecchia,  che non va assolutamente lasciato sopire…

La  fedeltà è potere guardare al  proprio compagno come   ad un essere   che ancora tutto sommato ci interessa,  ci fa divertire, ci fa sorridere.

La fedeltà  è pensare che non si può tradire  qualcuno che senza di noi  non potrebbe sopravvivere.

La fedeltà  è un sentimento saturnino, richiede forza, richiede  serietà, richiede  sacrificio, richiede consapevolezza,  richiede riflessione, richiede spazio e tempo.

Tutte le persone separate e divorziate che avete l’occasione   di conoscere  non hanno avuto  forza, serietà, riflessione e capacità di sacrificio. Ma perché  non hanno voluto o potuto   rimanere fedeli?

Le risposte possono essere le più varie:  forse si sono rese conto  d’avere sposato o scelto la persona sbagliata, forse hanno preferito  il tradimento come stile di vita, forse sono state  sfortunate  ed ogni circostanza  ha agito contro di loro.

Non è dunque detto che ogni tradimento sia di per sé condannabile. Non tutti gli amori nascono per durare per sempre, anzi, non a caso tutte le religioni a parte quella cattolica  ammettono  la possibilità di risposarsi  almeno fino a tre volte; ci sarà un perchè…

Il tradimento  è  condannabile  solo se viene perpetrato per futili motivi o per motivi  fallaci. E’ condannabile  se è ad opera di persone leggere  che non sono degne  di un vincolo  sacro  come il matrimonio, e lo dimostrano  non riuscendo di fatto  a risposarsi o a ritrovare un compagno  costante e, per l’appunto, fedele. Purtroppo al matrimonio  ci accedono tutti,  anche quelli  che non se lo meriterebbero.  I  preti  che fanno i corsi prematrimoniali dovrebbero fare una puntigliosa selezione a monte di tutte le coppie  che vanno a chiedere  di potersi sposare.  Di pari passo  dovrebbero  venire organizzati corsi  prematrimoniali anche per i laici,  per quelli che scelgono di sposarsi solo davanti allo Stato  e non davanti alla Chiesa. Ma del resto  si è liberi, ed è  giusto che si possa  sbagliare,  che ci si debba sbattere  direttamente la testa  addosso al muro  della nostra incapacità ed immatuirtà. 

Anzi,  infinitamente  meglio  un razionale seppur tardivo  riconoscimento dei propri fallimenti  di  un insano rifiuto  ad ammettere  la fine di un legame.

Il tradimento  diversamente  è liberatorio;  tradire un essere che ci fa del male e non ci vuole affatto  bene  e non fa che essere causa di dolore di esseri persino minori come i nostri figli,   è pressoché doveroso  e necessario.

Un amore solo di facciata, dove manca completamente la passione ed il coinvolgimento,  non può certo sperare nella fedeltà e dove non c’è speranza di fedeltà  non c’è bellezza, non c’è armonia,  non c’è  pace.

Un  amore che non può  essere chiamato  passionale  ma di certo  si dimostra  serio  e solido,   ha proprio   la fedeltà  come unica  carta  da spendere.

In  entrambi i casi, in entrambe le due forme d’amore,   l’essere fedele  la fa  da  protagonista.

Io voglio ringraziare in questa occasione  tutti  coloro  che pensando in questo modo contribuiscono a fare del mondo un luogo  vivibile e sopportabile, civile  ed umano, dove le persone non si sbranano, non attendono l’attimo di debolezza dell’altro  per  soccomberlo ed averne la meglio;  dove sopravvive e vive    la speranza, il rispetto, la correttezza ed il senso della misura.

Il mio ringraziamento  è  totale, condivisibile   e  riconoscente.


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