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L'emersione delle parti forti

Da Andrea_cusati

"Mi sorprende spesso constatare come chi ha la fortuna di poter attingere all'esperienza di un genitore o di un conoscente che gliela offre gratis, si lasci sfuggire questa grande opportunità pur sapendo perfettamente che attingervi migliorerebbe la sua vita.
Non ci è quasi mai utile lasciar dominare la nostra vita ai comportamenti che emergono istintivi e prepotenti dentro di noi, poiché ci allontanano spesso dalla nostra essenza.
Mi sorprende e non lo comprendo quando vedo gli altri lasciarsi dominare da queste parti del nostro tutto.
Finché non vivo l'emersione di esse in me.
Allora lì è tutta un'altra storia e vado in comprensione.
Quanto abbiamo di simile tutti noi esseri umani per comprenderci, amarci e sentirci uniti... e quanto non riusciamo a vederlo." (Andrea Cusati)

Disegno fatto da me del mio Previdente, che è una delle mie parti forti dominanti

Il mio Previdente disegnato da me.


Ci sono varie soglie di dolore e di resistenza al dolore, ci sono esperienze di vita diverse, ci sono traumi molto diversi, ma ritengo che nel dolore siamo tutti uguali.

Siamo tutti uguali nel senso che sappiamo tutti cos'è il dolore e come si sta quando si sta male, lì non c'è più o meno, non c'è lo star meglio o lo star peggio, si sta o bene o male, punto (ovviamente parliamo del dolore di uno stato d'animo interno spiacevole e non del dolore fisico).
LA VITA E' EMOZIONE

La vita è un susseguirsi di emozioni e stati d'animo, anche se non ne siamo consapevoli. E' un pò come quando ci si sveglia la mattina e si ha la sensazione di non aver sognato, in realtà sogniamo sempre ma a volte, o spesso per qualcuno, non ricordiamo i sogni. La sensazione è la stessa ma sulle emozioni manca spesso la percezione di ciò che proviamo. Quindi è come avere un'emersione dell'emozione che porta ulteriori sensazioni al nostro corpo ma non abbiamo un'emersione cosciente di ciò che avviene dentro di noi, quindi non riusciamo a renderci sempre conto di aver provato un'emozione e soprattutto non riusciamo a darle un nome, non riusciamo a focalizzarla e ci sentiamo confusi se cerchiamo di catalogare l'emozione con un nome per definirla.

Una sorta di analfabetismo emozionale.
Di fatto l'essere umano per vivere ha bisogno di provare emozioni e se non ne prova di piacevoli arriva a causarsene di spiacevoli pur di provarne. E' come se un assetato nel deserto fosse disposto a bere dell'acqua sporca pur di non morire di sete, sarebbe utile alla sua sopravvivenza anche se successivamente gli verrà un gran mal di pancia.

LA MIA ULTIMA ESPERIENZA DI EMERSIONE POTENTE

Il week-end scorso ho avuto due giorni di scuola di Counseling per recuperare una lezione saltata a causa della neve.

Le giornate a scuola sono sempre intense poiché ricche di emozioni, di vita e di nozioni che ribaltano come un calzino il comune modo di pensare lasciatoci in eredità dalla società in cui viviamo.
Il primo giorno (sabato) dentro di me era tutto abbastanza sotto il mio controllo, ma la domenica qualcosa è esploso.
In pausa caffè ricevo una telefonata di mia moglie che mi informa di una bolletta del gas molto salata che è arrivata venerdì e di cui non mi aveva parlato.
Attualmente sono in disoccupazione ma sto cercando di avviare delle attività personali per fare cassa dato che di lavoro non se ne trova (e a dire il vero per lavorare come si lavora non ci tengo a trovare un posto di lavoro da dipendente), i tempi per crearsi un'attività propria però non sono velocissimi e ci vuole pazienza se non si vuole fare le cose in fretta e male, rischiando di cadere dalla padella nella brace.
Quindi in sostanza la storia della bolletta mi ha fatto sentire un fallito che non riesce neanche a portare 200 euro a casa per pagare una bolletta. Dietro a questo sentirsi fallito c'è la paura che anche stavolta, come in tutta la mia vita, io non raggiungerò la meta, il mio obbiettivo finale, e fra un anno sarò ancora qui a non guadagnare un euro. Paura che diventa terrore. La potenza di questa paura è inaudita, non ricordo di averla mai sentita così in modo lucido. 
Sensazione di soffocamento, fatica a respirare, lo stomaco si attorciglia, le mani tremano, sensazione di blocco corporeo, confusione cerebrale totale.
La situazione specchio* ha risvegliato il dolore attraverso il senso di inadeguatezza del piccolo Andrea.
Così cerco di mettere in pratica quello che si dovrebbe fare in questi casi e cioè utilizzare gli strumenti che ho a disposizione per riportare la calma e la sicurezza in me (sull'esempio del mio senso di inadeguatezza e sugli strumenti da utilizzare potete approfondire nel post che scrissi qualche tempo fa in cui dettagliai il tutto).
Qualcosa però non funziona.
Parlo con la mia parte bambina.  
Il problema ulteriore fu che non emerse solo il bambino ma anche due o tre parti forti**, non riconoscendole tutte fu come se mi coprissero la visuale nascondendomi la parte più dominante fra loro in quel momento. 
Così comunicai solo con alcune parti forti e la cosa mi fece stare bene a metà.
Preso dal panico e stufo di soffrire dentro di me, cercai di sbarazzarmi delle mie parti forti e di quel dolore.
Questo fu l'errore madornale da evitare assolutamente. 
Cercare di dominare e non accogliere il proprio dolore e le proprie parti forti aumenta la potenza di queste parti e di conseguenza del dolore
In quel momento una parte forte su tutte era già molto potente quindi lo scontro diventò tra Davide e Golia, uno scontro impari.

IN CONCLUSIONE

Condivido con voi questa esperienza perché credo possa essere un esempio lampante di ciò che accade in noi continuamente e tutti noi in queste situazioni possiamo comprenderci.

Quando vi comportate in maniera arrogante, quando vi sentite bloccati, quando vi vergognate di avere paura o di avere voglia di piangere, quando vi sentite falsi perché fingete di essere apatici emozionalmente davanti a una determinata situazione o quando vi sentite finti perché vi rendete conto di mettervi davanti delle maschere, quando vi sentite violenti, quando vi sentite pessimisti o depressi, quando vi sentite sfigati, quando vorreste farla finita e/o non essere mai nati, quando vi sentite in colpa, quando vi sacrificate per gli altri soffrendo, quando qualsiasi decisione prendiate ci state male e vi sembra non ci sia via d'uscita, quando non vi amate e magari arrivate ad odiarvi, quando vi sentite cattivi o buoni, quando vorreste fare ma non fate, quando vi sentite inutili idioti, quando vi succede tutto questo e/o tanto altro, sappiate che siete normalissimi esseri umani e che questo capita a tutti noi. 
In questo ci possiamo riconoscere, accettare e comprendere, in una parola: ACCOGLIERE.

Vi voglio bene.

Un abbraccio a tutti voi.

*Quando tra gli 0 e i 3 anni proviamo un dolore che non riusciamo a gestire in seguito a una situazione di frustrazione di un nostro bisogno, tendiamo a ripetere all'infinito nel nostro cervello questa situazione che ha fatto nascere il dolore (Freud la chiamava "coazione a ripetere"), quindi andiamo mentalmente a ricreare la situazione in cui il genitore (per "genitore" si intende chi in quel momento il bambino riconosce come genitore e guida) ha causato in noi questo dolore attraverso la recezione del bambino di un rifiuto o di una disconferma di tale dolore ad opera del genitore. Ricreiamo questa situazione andando ad identificare il genitore di allora nell'amico, nel partner, nel collega, nel docente e via discorrendo. La situazione ricreata inconsciamente da noi che continua a tenere vivo il nostro dolore viene definita "situazione specchio", poiché non è la situazione fonte del dolore ma soltanto una riedizione di essa, un fac-simile.

**La parte forte non è altro che un comportamento (quindi un'azione) messo in atto dal bambino per sopravvivere al dolore emotivo intenso che si scatena in seguito alla frustrazione di un suo bisogno. Questo comportamento si cristalizza in lui nei panni di un personaggio che lo accompagnerà per tutta la vita intervenendo sul dolore dell'individuo sempre nel medesimo modo, modo che funzionò con il bambino. Riconoscere concretamente in noi tale figura attraverso il comportamento che mette in atto è il primo passo fondamentale per disidentificarci da essa. 
Noi non siamo quel comportamento ma ci sentiamo spinti a comportarci così da questa parte forte.
Per saperne di più sulle parti forti consiglio di scaricare il pdf gratuito del Gioco delle Parti e poi compilare il questionario (avendo cura e attenzione di compilarne ogni riquadro e rispondere a ogni domanda prima di inviarlo per avere il risultato) che vi aiuterà ad identificare quali parti forti sono più dominanti in voi. 

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- Il mondo interno

- L'interpretazione del dolore 


               Scritto da Andrea Cusati martedì, 9 aprile, 2013
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