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L’energia russa in Estremo Oriente

Creato il 15 ottobre 2012 da Conflittiestrategie


[traduzione di Piergiorgio Rosso da: Russian Energy in the Far East | Stratfor ]

 

Il Vice-Ministro russo delle Finanze Sergei Storchak ha annunciato che Russia e Corea del Nord hanno raggiunto un accordo a riguardo del debito coreano di 11 miliardi di USD. Stando a Storchak la Russia ha accettato di cancellare il 90% del debito. La parte rimanente di 1 miliardo di USD sarà usata in un piano “debito a fronte di aiuti” in Corea del Nord. Mosca e Pyongyang avevano discusso per anni sulla questione del debito, senza soluzione. Questo improvviso accordo arriva mentre la Russia è impegnata nel ristrutturare la sua posizione e le sue relazioni nell’Estremo Oriente.

Il debito coreano risale all’era sovietica quando le due nazioni erano alleate forti. La Corea del Nord godeva di supporto militare ed economico contro il filo-occidentale Sud. Inoltre Mosca aiutava la Corea del Nord a riequilibrare le sue relazioni con Pechino, che stava giocando diverse relazioni conflittuali nella regione, che le impedivano un supporto automatico alla Corea del Nord. A seguito del collasso sovietico, l’attenzione di Mosca si consumò dentro la sua (di Mosca – ndT) stessa lotta per l’esistenza. In questo vuoto la Cina divenne il principale sponsor della Corea del Nord, mentre la sua posizione cresceva in tutto l’Estremo Oriente.

La Russia ha consolidato la sua presa all’interno nei tardi anni ’90/primi anni 2000, il che ha permesso a Mosca di concentrarsi di nuovo nell’espandere la sua influenza esterna. Prima di tutto l’enfasi della sua politica estera si indirizzò nella sfera ex-sovietica e verso l’Occidente. Cercava di ristabilire una zona cuscinetto nel cosiddetto estero-vicino. In seguito si concentrò sul suo fianco Ovest ed in particolare sull’Europa. Questo perché il cuore della Russia, che va dal Volga a Mosca, sta nella Russia occidentale. Lì ci sono la capitale, la cintura agricola e l’80% della sua popolazione. Inoltre la più grave minaccia alla Russia nelle epoche della Guerra Fredda e successive, è venuta dalla NATO i cui membri sono concentrati a ovest della Russia. Ma la Russia non può continuare ad ignorare il suo fianco orientale, in particolare considerata la crescente competizione che viene da una moltitudine di nazioni che si affacciano sul Pacifico. Con il grosso del commercio globale e della militarizzazione che si sposta verso l’Asia orientale, la Russia deve avere una presa nella regione. La Russia teme anche che una potenza est-asiatica come la Cina possa intromettersi nello scarsamente popolato e ricco di risorse est russo. La Cina infatti si sta espandendo in Asia Centrale, nella città russa di Vladivostok e lungo il confine russo a Rason.

La Russia è molto indietro rispetto ai suoi potenziali rivali nell’Estremo Oriente, incluso Cina, Giappone, Corea del Sud e USA. Economicamente la Russia conta per meno dell’1% nel commercio dell’area. Militarmente la marina russa a Vladivostok è chiusa dalla Corea del Sud e dal Giappone. Se è vero che la Russia ha una grande base di sottomarini nella penisola della Kamchatka, quelle acque sono piene di sottomarini rivali.

La migliore carta russa per guadagnare influenza nell’Estremo Oriente è l’energia. Al crescere dell’importanza dell’Asia orientale, cresce la richiesta di energia dei suoi principali protagonisti, segnatamente Cina, Giappone, Corea del Sud. La Russia è il secondo produttore di gas naturale ed il primo produttore di greggio al mondo. Pianifica di inviare il greggio a est in Cina attraverso condotte attualmente in costruzione. La Russia possiede anche un impianto di liquefazione di gas naturale sull’isola di Sakhalin e ne sta pianificando un altro a Vladivostok, costruito dai giapponesi. La politica energetica russa è diversa per l’est da quella per l’ovest. La Russia è per lo più connessa con i suoi clienti occidentali – che costituiscono la quasi totalità del suo export – mediante gasdotti. La connessione rigida con queste nazioni è importante, considerata la crescente competizione fra fornitori di gas naturale che stanno sul mare. In particolare nell’Asia orientale, i fornitori del Medio Oriente stanno competendo per soddisfare la domanda di gas della regione, con l’Australia e gli USA che si aggiungeranno presto. La Russia potrà competere con questo fornitori, ma non potrà sfruttare la leva che vorrebbe.

Così la Russia sta investigando la possibilità di rifornire l’Asia orientale mediante gasdotti. Il partner naturale sarebbe la Cina, dato che condividono 3645 km di confine. Ma la Russia non vuole rifornire una sola nazione e qui diventa importante l’accordo con la Corea del Nord che dimentica i suoi debiti. Se un domani le relazioni fra la Corea del Nord ed i suoi vicini diventassero più amichevoli, la Russia potrebbe costruire un gasdotto dalla Corea del Nord alla Corea del Sud e forse fino al Giappone. Sebbene questo sia un obiettivo lontano, piccoli passi come cancellare un debito, avvicinano quel giorno. In fondo la Russia sta cercando di accrescere la sua influenza nella regione non di diventare una potenza est-asiatica. La geografia russa la lega ad un orientamento europeo. Come ha detto il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov recandosi al summit di settembre della Cooperazione Economica Asia-Pacifico: “Non si parlerà di riorientamento perché siamo già orientati a Ovest, a Est, a Nord e a Sud dalla nostra storia, dalla geografia, dal destino e dall’attività di chi ci ha preceduto … non stiamo parlando di fare tutto ciò (in Estremo Oriente) e dimenticare ciò che abbiamo fatto nelle relazioni con i nostri partners occidentali”.

Infatti mantenere una leva in Asia orientale non solo protegge il fianco est dalle potenze nascenti, ma permette alla Russia di evitare di concentrare la vendita delle sue risorse al solo occidente, bussando alle crescenti opportunità a Est.


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