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L’ENIGMA DEI NOMI DI OLBIA #sardegna #storia #archeologia

Creato il 08 dicembre 2013 da Albertomax @albertomassazza

olbiaIl territorio in cui sorge l’attuale città di Olbia venne frequentato costantemente fin dal IV millennio a.C., ma le più antiche strutture urbane finora scoperte risalgono solo al V sec. a.C. e sono ascrivibili alla civiltà Punica. Il nome di Olbia, attestato con certezza già dal periodo romano, ha un etimo che apre forti suggestioni greche e che riporta al significato di (città) felice. Un’omonima città venne fondata dai coloni greci sulla costa settentrionale del Mar Nero, non lontano dalla Penisola di Crimea, in una zona ricca di similitudini geografiche e toponomastiche con la nostra. Qualcuno in passato, evidente scettico sull’origine greca, ha proposto una derivazione da Ulva, un genere di alghe molto comuni nei bacini lagunari come quello di Olbia, ma non ha avuto molto seguito.

D’altronde, l’evidenza storica offre gli elementi per ritenere plausibile un’origine greca del nome. Mi riferisco alla Battaglia di Alalia, detta anche del Mare Sardonio, combattuta intorno al 540 a.C. tra i coloni greci di Focea e la coalizione etrusco-cartaginese, presumibilmente nel tratto di mare ad oriente delle Bocche di Bonifacio. I focei avevano fondato la città di Massalia (Marsiglia) intorno al 600 a.C. e l’emporio di Alalia sulla costa centro-orientale della Corsica intorno al 565. Mi pare del tutto verosimile che frequentassero assiduamente la costa olbiese, vista l’assenza di città-stato sardo-fenicie nella zona. Probabile che ne abbiano fatto un avamposto fondamentale per i loro disegni espansionistici, ma, paradossalmente, la sia pur vittoriosa Battaglia di Alalia ne frenò bruscamente le mire colonizzatrici e la pratica della pirateria.

Contemporaneamente, i cartaginesi erano impegnati in una lunga ed estenuante guerriglia contro i sardi-nuragici per la conquista dell’isola, destinata a protrarsi fino al 510 a.C.; solo allora potettero fondare la città, nelle vicinanze o nello stesso luogo in cui i focei avevano avuto il loro avamposto, chiamato, ed è facilmente intuibile il motivo, Olbia, la felice. Non è dato sapere se i punici ricalcarono il nome sul toponimo greco o se ne coniarono uno ex-novo; sta di fatto che quel nome riapparve in epoca romana, per essere successivamente sostituito da altri, dalla conquista bizantina in poi. I bizantini fondarono una città, forse sul colle di San Simplicio dominante l’antica città punico-romana o forse nello stesso territorio, chiamandola Phausiana.

Nel successivo periodo giudicale comparvero altri due nomi. Il primo, anonimo e privo di enigmi interpretativi, fu Civita, capitale del Giudicato di Gallura. Adiacente a Civita, venne fondato dai coloni pisani il borgo di Terranova, solo apparentemente privo di difficoltà etimologiche. Difatti, quest’ultimo toponimo parrebbe non suscitare dubbi sulla sua lettura interpretativa: terra nuova, sia nei confronti della madre patria, sia nei confronti della città giudicale. Invece, a mio parere, ci potrebbe essere un’altra ragione dietro la scelta di quel nome: il richiamo al leggendario popolo dei Tirreni o Tirseni, i mitici costruttori di torri, che legarono a doppio filo le sorti della Sardegna con quelle dell’Etruria. La persistenza di questo nome nelle lingue sarda e gallurese ad indicare la città confermerebbe un legame non giustificato dall’interpretazione più ovvia. Terranova si affermò come toponimo cittadino fino al fascismo che, nel suo rifarsi alla storia romana, ripristinò l’antico nome di Olbia.



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