L’ennesima bufala di Facebook: lo status sui dati personali

Creato il 03 dicembre 2014 da Moveup

Spesso è difficile capire se quella che abbiamo davanti è l’ennesima bufala di Facebook o se si tratti di un’informazione attendibile. Non si tratta soltanto delle classiche truffe, ma anche di messaggi che in poco tempo diventano virali perché gli si attribuisce un valore che non hanno. Avrete sicuramente notato che alcuni dei vostri contatti sul social network hanno condiviso in massa un lungo status che parla di informazioni personali, prevenzione di “furti” e proprietà intellettuale.

Quanto condiviso dovrebbe impedire a Facebook, secondo chi pubblica, di utilizzare i suoi contenuti per altri fini, tra cui quelli commerciali, ma in realtà non serve a nulla (a parte intasare le home dei vostri contatti). A confermarlo, la stessa azienda, sull’Huffington Post statunitense.

Lo status-bufala di Facebook sul copyright

Si tratta di una bufala per molteplici ragioni. Anzitutto, non hanno senso le leggi citate: i Termini di servizio di Facebook, infatti, operano ai sensi del diritto statunitense, che regola il copyright tramite il Title 17 del codice degli Stati Uniti. Ancora, tutto ciò che viene fatto su Facebook è controllato e regolato proprio dai Termini di servizio, che si accettano al momento in cui si apre il proprio account, che recitano: “Tutti i contenuti e le informazioni pubblicate su Facebook sono di tua proprietà e puoi controllare come vengono condivisi attraverso le impostazioni sulla privacy e le relative applicazioni”.

Volendo semplificare, quanto avete appena letto significa che ogni utente ha i diritti di ciò che pubblica sul social network. Certo, registrandosi si fornisce a Facebook una licenza per “utilizzare e visualizzare tali contenuti”, ma non significa che il social network possieda il diritto d’autore sui contenuti in questione. A prescindere da questo, è evidente che un semplice aggiornamento di stato non può di certo modificare unilateralmente un contratto. Periodicamente si ripresentano casi del genere ed è molto probabile che anche in futuro non ne mancheranno di analoghi. La soluzione? Prestare un po’ più di attenzione prima di premere con troppa leggerezza sul tasto “Pubblica”.


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