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Probabilmente, in un Paese civile, neppure ci sarebbe il bisogno di una legge che tuteli gli omosessuali e che valuti i reati di tipo omofobo un’aggravante. Francesco non sa dire se la norma sarebbe stata incostituzionale. Neanche io. Ma credo che – e leggi analoghe in altri Paesi sono lì a dimostrarlo – si rendano necessarie determinate misure laddove evidentemente la collettività non ha completato il passaggio culturale da una democrazia di fatto a una democrazia compiuta. Prendiamo le quote rosa, ad esempio. Di per sé l’imposizione di una presenza femminile per legge nelle istituzioni o nelle aziende pubbliche non mi entusiasma. Eppure è l’unico modo che abbiamo per sfondare quel muro eretto negli anni ai danni delle donne. Anche in questo caso (non fu questione di pregiudiziali, fu la Consulta a stabilirlo) la legge fu giudicata incostituzionale e a distanza di tempo ancora se ne parla (il Parlamento ha recentemente approvato un provvedimento che stabilisce un tetto minimo per le donne nei cda della aziende quotate in borsa o a partecipazione pubblica; il Tar del Lazio ha azzerato la giunta capitolina per assenza di donne ecc.). I correttivi, quindi, devono svolgere una funzione educativa che altrimenti risulterebbe (quasi) impossibile. Servono gli strumenti, però. E ieri la Camera ha perso l’ennesima occasione.
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