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L'entusiasmante accoglienza a Venezia di Anime Nere nel racconto di Maria Teresa D’Agostino.

Creato il 02 settembre 2014 da Cirano2
. Se questa fosse stata la trama di un libro, avrei detto che è opera di uno scrittore molto fantasioso. I ragazzi calabresi in trionfo alla Mostra del Cinema di Venezia sono molto più di una favola. Davvero molto più di quanto si potesse immaginare e sperare in una terra abbandonata e vessata come la nostra. Le lacrime di gioia sono state incontrollabili e inevitabili». È ancora emozionato Gioacchino Criaco, da Africo a Venezia71 con il regista Francesco Munzi e le “Anime nere” dell’Aspromonte. La Calabria, dopo il successo del film ispirato al suo libro (edito da Rubbettino in una trilogia che comprende “Zefira” e “American Taste”), è su tutti i giornali nazionali. In terza pagina e non in cronaca, finalmente. La ribalta è quella prestigiosa del cinema d’autore. E la critica osanna la storia disperata di un lembo di terra che è paradigma dell’Italia intera. Un film crudo, è vero, che scava dentro una vicenda fatta di violenza e ferocia. Ma è, per critici e addetti ai lavori, un capolavoro. Ed è stato realizzato proprio qui, nella Locride famigerata. Con il lavoro appassionato e altamente professionale di tantissimi calabresi in sinergia con la produzione romana. Un capolavoro che i giornalisti stranieri già dicono andrà alla grande anche all’estero e che fa ripartire il cinema italiano. Davvero inevitabile la commozione dei “ragazzi di Calabria” (Giuseppe Fumo, Pasquale Romeo, Stefano Priolo, Teresa Timpano, Paola Lavini) e di tutti gli altri, da Munzi a Mazzotta, a Ferracane, in galleria a ricevere il lunghissimo applauso del pubblico. Tutta lì l’emozione, sul volto rude del catanese Domenico Centamore che «piangeva a dirotto», ci dice Criaco, «ma non solo lui, piangevamo tutti». Anche Marco Leonardi, che al cinema d’autore è abituato sin da quando, appena diciassettenne, girava con Tornatore, ma che stavolta sentiva la doppia emozione di un lavoro ben riuscito e del legame con la sua terra: «Già l’elogio e l’applauso, più unico che raro, dei giornalisti, ci avevano emozionato profondamente, ma poi il calore del pubblico ci ha fatto piangere come bambini, quasi un momento liberatorio dopo il lungo sforzo delle riprese e l’ansia dei giorni precedenti la proiezione. Ho creduto in questo film sin dall’inizio, avendo continua conferma del mio intuito, frutto dell’esperienza, nel corso della lavorazione. Lo sai se stai lavorando a qualcosa che ha una marcia in più, lo senti e lo vedi. Ora dire che siamo felici è poco». Ma sia Leonardi che Criaco non vogliono sentire parlare di possibili premi: «Abbiamo già vinto, tutto il resto sarebbe un di più», dicono. Poi l’attore locrese conclude: «“Anime nere” è davvero un grande film. Una storia senza speranza ma con un messaggio importante. Se si imbocca la via del male, allora non c’è ritorno, tutto è perduto. Quella strada è senza speranza, non certo la Calabria che, invece, ha mostrato le sue mille risorse artistiche e professionali».

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