In Italia ci sono circa 72 milioni di carta di credito, debito e ricaricabili attive che giornalmente garantiscono di effettuare acquisti comodamente e in tutta sicurezza. Tante carte, ma pochi utilizzatori. Infatti solo il 15% delle transazioni fa capo a strumenti no cash, ma solo il 50% di questi viene effettuato tramite carta di credito/debito. Gli italiani non riescono, ancora, ad usare la moneta elettronica. Sono timorosi, spaventati e abitudinari e in tutto questo il sistema delle monete elettronica è “sotto attacco”.
In pochi sanno cosa siano le interchange fees, ma soprattutto perché siano importanti alla tenuta del settore dell’epayment. Nell’effettuare un pagamento attraverso carta di credito, debito o prepagata, il rapporto che si viene a stipulare tra la banca del negoziante e quella dell’acquirente è soggetto a commissioni composte in buona parte dalle cosiddette interchange fees. A livello europeo esiste una regolamentazione per questa tipologia di commissioni, possono arrivare fino all’1.5% della transazione totale ma mediamente si aggirano intorno allo 0.9%, che a breve potrebbe esser rivista per ottenere un abbassamento del tetto massimo. Un apparente aggiornamento, volto a ridurre i costi per i consumatori e quelli di gestione per i negozianti, che invece di incrementare le transazioni elettroniche potrebbe generare uno stallo dell’interno sistema.
Waroncash.org, il primo sito di informazione sull’epayment in Italia, ha messo in evidenza con una petizione da firmare on line come l’abbassamento delle interchange fees danneggerebbe il consumatore. Mentre le lobby della grande distribuzione fatturerebbero introiti, chi paga con moneta elettronica dovrà sostenere i costi di gestione, sicurezza e struttura bancaria. Non solo aumenteranno i prezzi dei servizi ai correntisti, ma la sicurezza potrebbe venir meno visto che, avendo mendo introiti, il sistema finanziario non avrebbe nessun interesse ad investire su nuove tecnologie. I negozianti, che avverto maggiormente la pressione di queste commissioni, dovrebbero considerare le potenzialità dell’epayment per implementare la propria attività commerciale e non temerle preventivamente. Mettiti dalla parte del consumatore, firma la petizione online.