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L'idealismo e le illusioni sono forse tramontate troppo presto nella mia visione. Non ricordo piu' quando è stata l'ultima volta che non ho attribuito alcuna classificazione agli incontri della vita. Quello che intendo è che sono ormai tanti, forse troppi anni, che quando incrocio una persona non mi aspetto che resti in alcun modo a far parte del novero di individui di cui saprei dire qualcosa.
E' brutto? Doloroso? Cinico? Non ne sono molto sicuro. In fondo è solo il realismo un bel po' disincantato che le esperienze contribuiscono inesorabilmente a maturare. Ci si puo' dire che si vorrebbe essere in contatto solo con persone che contino per noi. Teoricamente è una possibilità alta: significherebbe riuscire a dare una collocazione non temporanea, ma permanente all'interno del nostro quadro, anche a incontri che avvengono finendo rapidamente. Ma, a ben guardare, si puo' dare il beneficio della appartenenza alle figure della nostra esistenza, anche a chi ci sbatte contro per un attimo... E' anzi un po' troppo categorico per un carattere come il mio, includere nella nostra rete prossima o remota, reale o virtuale, solo chi pensiamo sia parte della nostra esistenza.
Quello che mi lascia perplesso è il pensiero che si possa fondare la nostra vita di relazione solo sul quel novero di individui con cui riteniamo (senza una prova tangibile) di aver interagito a un livello superiore a quello della stretta di mano... E tutto nasce dalla domanda: chi accettare nei nostri social network? Non c'è una risposta banale a questa domanda. Si possono adottare strategie che vanno dalla forma "a tappeto" fino a quelle molto stringenti con un profondo e disciplinato controllo delle connessioni imbastite. Il prolificare senza controllo dei nodi ha come contropartita l'entrata in contatto con personaggi di cui poi vorremmo ardentemente fare a meno. Disfarci di loro risulta a volte molto piu' difficile di quanto si ipotizzi. D'altro canto, essere fortemente selettivi, riduce l'opportunità di esperienze piacevoli, di scambi anche sorprendenti. Non è neanche detto che porti solo sicurezza: si puo' essere fortemente disillusi anche da chi riteniamo di tenere nelle nostre vicinanze.
Le reti sociali sono una inquietante astrazione su larga scala della nostra vita. Come tali, esiste anche per esse la terza via. Quella grigia, in cui ci si mette un po' a rischio, ma definendo i contorni delle nostre scelte caso per caso. Tuttavia, esse rispecchiano il nostro modo di essere e sono solo uno strumento piu' o meno efficace, per interfacciarci con il mondo. Dietro FB e le consorelle, ci sono persone, milioni di persone. L'anonimato, privilegio antico della rete, è in netto declino in questo tipo di sistemi. Se da un lato questo è inquietante per la mole di informazioni che possono essere distribuite con un controllo poco efficace, è anche vero che il chi e il come risultano piu' trasparenti, e questo non è necessariamente un male... Se oggi guardo la lista delle connessioni di Faccialibro, ci sono tutte persone che in qualche modo ho incrociato e con cui scambierei una chiacchiera per la strada. Il criterio di scelta di esse, non è stato uniforme, ma valido. Non mi illudo che tutte queste persone abbiano un significato profondo per me, come che io lo abbia per loro. Purtuttavia, come accennato in precedenza, mi piace dare la chance di essere sorprendentemente significative a persone semplicemente viste una volta. Cio' che ho imparato in questi anni di vita, ormai un bel po' di giorni, è che ogni cosa fatta, ogni parola detta, ogni istante in cui si è esercitata una delle nostre facoltà cognitive, ci potrebbe servire. E quando uso questo verbo, cosi' ipocritamente aborrito dai santi e martiri che vivono la vita di relazione come pura sublimazione di sentimenti del candore del giglio, intendo che ci permetterà di essere migliori, imparando dai nostri errori. Che ci permetterà di divertirci di piu', magari raccontando una storia. Che ci permetterà di essere un po' piu' noi...
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