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L'equazione africana - di Yasmina Khadra

Creato il 07 marzo 2013 da Ilibri

L'EQUAZIONE AFRICANA - di Yasmina Khadra L'EQUAZIONE AFRICANA - di Yasmina Khadra

Titolo: L'equazone africana
Autore: Yasmina Khadra
Editore: Marsilio
Anno: 2012

"In Africa ho visto gente che aveva solo pelle sulle ossa, niente da mangiare e niente in cui sperare, e che nonostante tutto si batteva per ogni secondo della propria vita. Persone derubate, perseguitate, ridotte al rango di bestie da soma, cacciate dai loro sordidi villaggi e costrette a errare in mezzo ai predoni e alle malattie, ebbene, figurati che perfino poveri e disarmati non rinunciavano nemmeno a una briciola della loro misera esistenza. Mentre Jessica, che aveva tutto per essere felice, tutto, una bellissima casa in una città magnifica, dei cari amici, un cospicuo conto in banca, un ufficio lussuoso in una compagnia prestigiosa, e un marito che non avrebbe permesso nemmeno a un granello di polvere di posarsi su di lei, cosa ha fatto, Jessica, cosa ha fatto? Per una promozione..."

Inizia con un terribile lutto, il suicidio della moglie del protagonista, il dottore tedesco Kurt Krausmann, il nuovo romanzo dello scrittore algerino Yasmina Khadra. Il tema della morte volontaria di un proprio caro non è una tematica nuova di questo bravo autore, già ne "L'attentarice" la voce narrante era affidata al dottor Amin Jaafari, un arabo israeliano che scopriva che il kamikaze che si era fatto esplodere a Tel Aviv, causando una strage di giovanissimi, era sua moglie.

Rispetto a quella storia, però, qui non c'è nessun percorso del protagonista verso le sue origini e sui conflitti identitari, laceranti, della Palestina. Ne "L'equazione africana" Kurt Krausmann si lascia convincere dall'amico Hans Makkenroth, ricco industriale che ha dedicato la sua vita alla cooperazione umanitaria, ad accompagnarlo sulla sua barca in un viaggio "terapeutico" alle isole Comore. Ma una notte l'imbarcazione viene attaccata dai pirati al largo delle coste somale. Prende avvio da qui un viaggio infernale che attraverso umiliazioni, percosse, violenze e superstizioni farà scoprire al protagonista un'Africa lacerata da guerre civili, ingiustizie e traboccante di dignità e speranza.

L'epopea si svolge soprattutto nel Sudan e nel Darfur, teatro di uno dei conflitti più sanguionosi del nuovo millennio, e darà modo ai lettori di scoprire personaggi incredibili, di straordinaria umanità, follia, depravazione. Come in altri romanzi si rimane catturati dall'umanità che gravita intorno alla voce narrante.

Kurt Krausmann non ha caratteristiche particolari, anzi, a volte nella sua ottusità eurocentrica risulta addirittura antipatico, ma restano indelebili le figure di Joma Baba-Sy, il carnefice istruito, che conosce a memoria i classici della letteratura, ex sarto, poeta che ha sentito come una necessità quella di imbracciare il fucile e lasciarsi alle spalle la penna, di Black Moon, il ragazzino curioso, analfabeta ma che vorrebbe fare il maestro perché gli piacciono i segni che guarda nelle pagine scritte, di Bruno, l'etnologo francese imprigionato con Kurt, uomo che ha abbandonato da vent'anni l'Europa e non c'è più tornato, che considera gli africani come "fratelli" e che inizia il protagonista alla mentalità dura, scomoda ma straripante di amore di questo continente, dei dottori delle missioni umanitarie, dei profughi, dei disperati.

L'impatto con "L'equazione africana" è senza dubbio più debole rispetto ad altre opere di Khadra. Innegabile la bravura dell'autore che all'ultimo Festival della narrativa francese a roma ha detto: "Sono uno scrittore come tutti gli altri perchè la letteratura viene solo dal talento. Sono nato per scrivere, Dio mi ha creato per scrivere e questo ho nel sangue. Anche se purtroppo vengo da un Paese, l'Algeria, in cui il talento non è la priorità", però questa bravura che nei suoi romanzi passati porta a un costante invito a riflettere sulla complessità del mondo mediorientale, su come fare delle scelte, su come le scelte, nella vita, possano essere ostacolate, a volte cancellate dal fato, in quest'ultima prova la si scopre poco a poco. Il romanzo cresce con un ritmo inedito per Khadra e la sua sobrietà, la sua lirica commovente, il suo invito a non mollare mai vengono fuori quando la storia è ormai consolidata verso un inusuale finale.

"Come si fa a credersi indegni di sopravvivere al fallimento quando il fallimento è solo un incidente di percorso che avrebbe dovuto renderci più forti? Come è possibile anche solo pensare di valere meno delle proprie ambizioni, pensare anche solo un istante che esista un obiettivo più fondamentale dell'amore, più importante della propria vita? Com'è possibile permettere che domande fuorvianti ci allontanino dalla sola risposta che conta: noi stessi. Fin dalla notte dei tempi, diffidando di ciò che non lo fa soffrire, l'Uomo corre dietro alla propria ombra e cerca altrove ciò che è a portata di mano, persuaso che non ci sia redenzione possibile senza martirio, che la sconfitta sia una negazione di sé, mentre il nostro scopo principale è quello di rialzarci... Ah! L'Uomo, questo essere prodigioso, insensibile alla propria fortuna e attirato dalla trappola delle proprie vanità, continuamente dilaniato tra ciò che crede di essere e ciò che vorrebbe essere, dimentico che la maniera più sana di esistere è semplicemente restare fedele a se stesso".

Voto i-LIBRI:

4stelle

 


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