L'equilibrista

Da Gabrita

...che poi, in fondo, non dovrebbe essere così importante, essere felici. Ci ripetono per tutta la vita, questa cosa della felicità, anche i biglietti di compleanno, laurea, primo dentino, 18 anni, matrimonio, Battesimo, anniversario, messaggio di addio, di bentornato, di andata e ritorno, ne sono infarciti: "ti auguro di essere felice"; "spero tu sia felice"; "cerca di essere felice"; "felicitazioni!"... Insomma, questa benedetta felicità ci perseguita da quando da bambini ci sembra di esserlo per ogni cosa, a quando, da adulti, ci pare di non esserlo mai per niente. Ma dobbiamo per forza, essere felici? Voglio dire...per vivere una vita degna di tale nome, bisogna obbligatoriamente includere nel pacchetto crociera anche la felicità? E se invece decidessimo che per noi è più onesto essere, che so...inquieti? ...e dubbiosi ...e in ricerca ...e assetati di conoscenza ....e vivi ....e vitali ...e in continuo fermento ...e fiduciosi ...e temerari ...e spaventati ...e tristi ...e malinconici? Se uno comprendesse, a un certo punto della propria vita, che la felicità non ne fa parte ma che, paradossalmente, non gliene frega niente? Che, in cambio di essa, questo lavorio continuo della mente e dell'anima, lo fa sentire più vivo e onesto, piuttosto che una tranquilla e noiosa felicità? Io nell'inquietudine ci sono nata, credo. Ci sguazzo, ci nuoto meglio che al mare (anche perché io in realtà non SO nuotare :D), ne ho una tale familiarità, che quando sto serena mi manca, quasi, e mi chiedo "ma come, sto serena? Oh, no, e che è? No, no, datemi una domanda, un dubbio, un'emozione pungente su cui inquietarmi, per favore"...Perché io nell'inquietudine cresco, mi rafforzo, maturo, mi tempro, mi scavo dentro, osservo in maniera più profonda la realtà che ho intorno, sento la vita in mille sfaccettature in più, che se fossi beata in un felice equilibrio. I problemi, i drammi, le crisi non mi fanno paura, perché sono avvezza alle notti del cuore, così come ai suoi sussulti e alle apnee senza fine. Ma senza fine, proprio.
E quando risalgo e riprendo a respirare, magari preparo qualcosa di goloso...tipo questo, di cui ringrazio Sere, perché è una ricetta deliziosa, che ho già fatto un po' di volte e aspettava da tempo di arrivare sul blog! Grazie! :*
PLUMCAKE ALLA GUINNESS ...ehm...in verità la mia birra era sì, scura, ma di un nome non ben identificato...ma non ditelo a nessuno, soprattutto a Sere, appunto :D


Ingredienti umidi:
250 ml birra Guinnes
2 uova
60 ml olio
(io ho usato quello di mais)
Ingredienti secchi:
70 gr di cacao amaro
170 di farina
1/2 cucchiaio di cannella
140 gr di zucchero
1/2 bustina di lievito

In una ciotola unite tutti gli ingredienti umidi e amalgamateli, in un'altra ciotola unite invece tutti gli ingredienti secchi e mescolate. Unite i due composti girando quel po’ che basta per amalgamarli.
  Versate il composto in uno stampo da plumcake e cuocete a 180° per circa 40 minuti.
Gustatelo da soli o in compagnia e siate felici...ma anche no ;D

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