Io non so se davvero le regole per le primarie del Pd (sono del centronistra, però) saranno formulate a tutto vantaggio di Bersani. Quello che so – e da domani, finalmente, parleremo di ciò che sarà ufficializzato – è che se così fosse potrebbe significare darsi la zappa sui piedi a tutto vantaggio, invece, di
Matteo Renzi. Possiamo stare qui a farci tutti i calcoli che volete (a chi Vendola i voti toglie, a chi Vendola i voti dà, per dire), ma
è indubbio che le primarie devono essere fatte bene e non tanto per farle. Io, al contrario di alcuni commentatori (ho scritto alcuni), sono per le primarie aperte. Ritengo che siano in ogni caso motivo di accrescimento per un grande partito, anche se il nostro sistema politico è di tutt’altro indirizzo rispetto a quello statunitense. Questo non deve arrivare a giustificare eventuali rese dei conti e qualsiasi possibilità del genere vanificherebbe la nobiltà stessa delle primarie. Ma Renzi
non ha tutti i torti, oserei dire purtroppo, quando sostiene che sia necessaria una rispolverata anche al Pd, date le circostanze:
Batman ha votato all’aumento dei fondi per l’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale del Lazio e lo ha fatto insieme al capogruppo del Pd: non candidiamo l’ex capogruppo del Pd alle prossime elezioni.
Poi Montino risponde e lo fa nel medesimo modo in cui al sindaco di
Firenze hanno risposto in precedenti occasioni illustri esponenti del partito. Se le primarie non si dovessero svolgere in uno spirito unitario e nella convinzione di poter governare il Paese (con tutti i se e i ma che sappiamo su un ipotetico Monti-bis), allora avrebbe ragione Mauro Terlizzi, che nel suo libro
Primarie - Istruzioni per l’uso afferma:
In un sistema parlamentare come il nostro, con un premier indicato e non eletto, la sintesi deve essere trovata necessariamente a monte delle primarie e non a valle, per evitare il rischio di defezioni, spaccature e scontri alle elezioni effettive.