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L’era del Mugnaio Blanco – Parte III – Il Seminario

Creato il 13 febbraio 2014 da Jonlooker @Jonlooker

Gentilissimi, grazie di essere intervenuti, prego, prendete posto.

Dopo due anni di ricerche approfondite, oggi mi ritrovo qui per il seminario finale (o almeno così sperano i gruppi di preghiera in tutto il mondo) sulla situazione del Mugnaio Blanco (prego visionare documento A e documento B, che se rimanete indietro poi non andate dal preside di facoltà a lamentarvi perché non avete i crediti).

Il seminario è intitolato “Inopportuna tensione sessuale tra personaggi di spot: una seccatura” ed esamina i rapporti tra il nostro oggetto di studio, il Molitur Glaucus, e la sua controparte per definizione, la Rosita Rosita.
Ma per farlo – e vi chiedo scusa; anzi, se qualcuno si sente suscettibile all’argomento può uscire adesso e ci vediamo a fine ora per concordare una tesina alternativa sul Kinder Bueno come strumento di potere – per farlo, dicevo, abbiamo bisogno di una premessa.
Tutti noi conosciamo la Teoria di Folgers, no? Dalle vostre facce vedo di no. Io non so cosa vi facevano fare l’anno scorso, veramente, l’istruzione di questo Paese è un imbarazzo.
La Teoria di Folgers è stata sviluppata alla fine degli anni Duemila dai telespettatori americani, sin dalla prima messa in onda dello spot di Natale della Folgers, che è la Ristora degli Usa. Tale teoria dice:

“Ci sono volte in cui forse (ma forse, eh) non è il caso di lasciar trasparire tensione sessuale tra i protagonisti di uno spot.”

Ma ve lo mostro, così capite meglio.
Se qualcuno mi spegne le luci…. grazie, ecco qui

Non ci interessano dettagli che in altra sede sarebbero fondamentali, come uno che torna dall’Africa e chiama “vero caffè” un caffè brodaglioso che era lo stesso che beveva lì e che beh, provatelo e sappiatemi dire. Il punto è che c’è una parte degli americani che ancora ride perché la situazione instaurata dai due attori, per gestualità, linguaggio del corpo ed esasperato scambio di sguardi, non è proprio limpidissima. E non mi nasconderò dietro a un dito: la cosa fece ridere molto anche me. Non è la scenetta in sé a sottintendere nulla, sono gli attori ad essere chiaviche. Qui non ce la si può prendere con i creativi, insomma.

In Italia, invece, abbiamo la Teoria della Battuta Penosa:

“Partendo da una battuta penosa, ci facciamo lo spot.”

«Dov’è Rosita?» si agita Antonio Banderas, inconsolabile.
La cerca in tutti i posti dove per logica potrebbe essere: la bocca del forno, la poltrona padronale con cuscino di damasco, la mensola delle brocchette; ma ogni ricerca è vana. Interrogato, il suo dipendente fa spallucce e lo guarda con tanto disprezzo da sgretolare la pietra, ma trovatela da solo la tua gallina, mentecatto. A voler essere perfettamente onesti, fare il pane invisibile non dev’essere un lavoro troppo gravoso, quindi ha poco di cui lamentarsi pure lui.
Finalmente il mugnaio trova la pennuta, che si è sistemata ad una finestra e guarda fuori. Guarda fuori e piange, mentre un grosso gallo si allontana verso il tramonto, baldanzoso, incurante dei sentimenti della gallina ma sorprendentemente consapevole del sentiero battuto e  io mi chiedo quanti soldi prendono al mese quelli che hanno idee come queste?

Comincia poi la melliflua azione corrosiva di quello che fa l’amico ma in realtà non aspetta altro che il momento adatto per insidiarsi delle crepe di un cuore spezzato. Antonio si avvicina marpione a Rosita e la accarezza: «si vede che non era quello giusto!», quel demonio, soggiogare così una povera bestiola affranta. E siccome, l’abbiamo studiato, per quest’uomo tutto si riduce a fingere di preparare biscotti e a cercare di piazzarli come un Testimone di Geova con La torre di guardia, egli la teletrasporta sul tavolaccio sporco su cui sofistica il sofisticabile, adagiandola a pochi centimetri da uova e farine. Un po’ di Didò decorato con lo stampino dell’Allegra Fattoria, una spolverata fantasiosa di sale grosso, una teglia per uso domestico infilata in una fornace per la fusione di metalli e voilà, riesco quasi a sentire il sapore dell’avvelenamento. Il tutto, badate bene, ad esclusivo servizio della battuta «Non accontentarti di un galletto qualunque!», con la quale Antonio irretisce la gallina in quattro secondi netti e la chiuderei qui, perché si tratta chiaramente di circonvenzione di incapace e bisogna chiamare i carabinieri.

Cosa abbiamo imparato, a conclusione di questo seminario? Che in questo spot la Teoria di Folgers e quella della Battuta Penosa si incrociano imprevedibilmente, così noi spettatori assistiamo impotenti al gioco di parole dei Galletti e alla peggior romanza zoofila del secolo. Solo che noi, come al solito, possiamo tranquillamente incolpare i creativi.

Questo è tutto. Per domani vi prego di portarmi una relazione-sfogo a piacere, un adesivo imbottito a forma di animaluccio della jungla e una ricetta per cucinare la gallina a vostra scelta. Mi serve per un amico.
Gli adesivi invece sono per me.

Arrivederci!



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