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L’era dell’Acquario e l’Aikido (prima parte)

Da Stefano Bresciani @senseistefano
Data: 9 marzo 2013  Autore: Alessio Candeloro

Durante le lezioni di aikido ci viene ripetuto spesso, per non dire sempre, che bisogna stare rilassati, morbidi, e quanto più naturali con il corpo. Flessi sulle gambe, dritti con la schiena, con spalle rilassate e stabili sul baricentro. Tutto molto bello e a dirlo così sembra anche facile, se non fosse che per chi è alle prime armi risulta tutt’altro che facile. Ti ritrovi in piedi, sul tatami, a provare una forma base come Shihogiri senza Bokken (spada in legno) magari e cominci a sentire che qualcosa non va e allora ti domandi:

  • Sei rilassato? Sì.
  • Sei morbido? Beh, si potrebbe fare meglio.
  • Stai facendo movimenti naturali?

Insomma, diciamo che quando sono per strada o al lavoro non è proprio ciò che faccio sempre. Flessi sulle gambe? Ah sì, quello sì. Non faccio nemmeno quell’effetto ascensore quando faccio il cambio guardia. La schiena com’è?Vediamo, avendo la fortuna di avere uno specchio noto che la mia schiena è un po’ piegata in questo momento. Però ora la raddrizzo subito. E la stabilità del baricentro? Ah non mi parlare di quello, la parte più ostica di tutta la faccenda. Visti tutti questi errori qualcuno mi potrebbe chiedere il perché io continui a praticare: “se una cosa non ti viene subito tanto vale passare ad altro”. Io dico di no; ogni sera si lavora duro per il miglioramento di tutti questi fattori e a volte, soprattutto con il tempo, questi fattori cominciano a incastrarsi come tessere di un puzzle che alla fine darà la nostra intera figura. La schiena si raddrizzerà, la morbidezza e i movimenti verranno naturali senza pensare e tutto il resto verrà affinato con la moltitudine di ore passate sul tatami; ma la cosa avverrà con un processo lento e forse non noteremo le differenze tra il prima e il dopo, ma se guarderemo un nostro vecchio filmato di qualche dimostrazione forse vedremo solo quanto legati e “brutti” eravamo e di quanto in realtà siamo cambiati e certamente migliorati.

La costanza nella pratica è un fattore che bisogna tenere ben presente nella nostra mente altrimenti rischiamo di arrenderci alle prime difficoltà. Un movimento, anche il più semplice, non lo studieremo solo qualche lezione, o magari solo qualche mese; sarà un continuo miglioramento, da oggi fino a quando non potremmo più salire su di un tatami. La fretta porta ad errori, anche gravi. Ma non solo la fretta nell’eseguire una qualsivoglia cosa sul tappeto, la fretta potrebbe essere anche la nostra smania di voler sapere tutto ed in breve tempo. Questo a che errore ci porta? Sicuramente all’errore di sottovalutare l’Aikido (o qualsiasi arte marziale) perché non dà quei risultati miracolosi che noi credevamo prima di iniziare.

Diceva giusto Stefano Bresciani in un suo articolo: bisogna rallentare. Ma non soltanto il nostro uke per spezzare il ritmo del suo attacco, ma anche noi stessi che magari pretendiamo troppo in primo luogo da noi e dal nostro fisico, poi magari dal nostro Sensei, ed infine, quando non troviamo un colpevole, pretendiamo troppo dall’Aikido stesso. Ma il vero colpevole è il nostro Io, o l’ego se preferite.

Masakatsu Agatsu Katsuayabi

Una delle massime di O’Sensei Ueshiba sentite più volte dai vari Maestri in giro per il mondo; e tu ti chiedi (come ho fatto io) cosa vorrà dire sul serio, quale significato intrinseco ci sia in questa frase semplice ma che accende un milione di domande nel nostro cervello figlio de “Karate Kid” (chi, dai 30 anni in su, vi dice che non l’ha mai visto molto probabilmente sta mentendo) dove il maestro diceva frasi del genere e la più famosa resterà per sempre: “metti la cera, togli la cera!” Ogni volta che dici di praticare arti marziali se ne esce sempre qualcuno con questa frase che a mio modo di vedere non ha a che fare con l’Aikido ma su questa ci tornerò in una altro momento…

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