In effetti, recessione o non recessione, le nazioni del nord Europa sono ancora quelle che stracciano tutte le altre quando si parla di benessere, qualità della vita, felicità emotiva dei cittadini (ok, magari io non metterei proprio l’Irlanda al primo posto…).
Non solo: anche da un mero punto di vista governativo, stati come Svezia e Norvegia sono quelli che hanno il maggior numero di donne inserite nel mondo del lavoro, che propongono i migliori sussidi statali, che hanno un più alto reddito pro-capite. Anch’io ho sempre avuto l’idea personale che gli stati del nord Europa fossero quelli “civilmente più evoluti”, pur senza capirne bene il motivo.
Mi ha quindi in qualche modo dato fiducia scoprire che Dave Cameron ha recentemente incontrato in maniera “privata ed informale” (ma lui incontra tutti in maniera informale…) diversi capi di stato nordici, per cercare di carpire qualche consiglio su come rendere più snella la vecchia balena rossa-bianca-e-blu ed evolverla a livello di efficienza governativa e, possibilmente, civile. Quel che Cameron probabilmente avrà pensato nell’incontrare suddetti ministri sarà stato: “Ma come diavolo può uno Stato, in cui l’unica cosa che cresce sono le patate, avere un’economia più stabile della nostra?!” (che é poi la stessa cosa che si domanda l’Italia guardando il Regno Unito…), ma in realtà la spiegazione c’é, eccome, e potreste stupirvi nello scoprire che non é poi così “civile” come sembra…
Tutto, a quanto pare, ruota attorno alla cultura ed ai valori che in questa si danno a certe cose: ho scoperto infatti che in Svezia lo Stato “libera” la famiglia da qualsiasi obbligo verso gli anziani, che quindi possono tranquillamente essere lasciati a morire in casa (qualcuno informato mi aggiorni: in Italia il figlio ha doveri – escludendo quelli etici – verso il genitore anziano?), oppure – per chi é in vena di generosità – a prendere muffa in qualche economico ospizio statale; inoltre fornisce economici asili statali che si prendono cura giornalmente, fino ad otto ore al giorno, dell’80% dei bambini dai due anni d’età; infine, gli svedesi hanno anche un piacente ministro (che non a caso é chiamato in patria “il David Cameron svedese”) che spinge per la libertà lavorativa della donna proponendo frasi celebri quali: “E’ giusto che le donne lavorino, perché non solo così facendo aiutano l’economia, ma guadagnano anche indipendenza perché, dopotutto, non sai mai quanto il tuo matrimonio durerà” (Evviva).
Quanto, di quello riportato qua sopra, ha a che fare con i valori culturalmente significativi per paesi non-nordici? Io credo molto.
Per l’Italia probabilmente la situazione é ancora più sensibile: per lo meno nel Regno Unito se hai diciotto anni e sei maschio probabilmente vivi già fuori casa, mentre se sei femmina probabilmente stai facendo la seconda gravidanza; ma in Italia, a trent’anni, se sei fortunato, ti chiamano “bamboccione” perché non ti puoi permettere di staccarti dai genitori – e la società non spinge certo verso la convivenza tra amici – oppure sei figlio di Lazzaro e sei parcheggiato in un’università senza fine con la mammina che ti fa trovare la cena pronta ogni sera. Tornando ai britannici: anche loro adorano i loro genitori tanto quanto i figli e credo – senza sessismi voluti – che la donna venga percepita (e si senta lei stessa) ancora piuttosto soggetta all’uomo (basti vedere i salti di gioia che fanno quando perdono il cognome da nubile per prendere quello del marito…).
Insomma: sia per la Gran Bretagna che per l’Italia una società incentrata sulla dipendenza dai legami familiari avrà pur valori riconosciuti come “economicamente dubbi“, ma probabilmente, anche come nobili, e certamente in alcuni casi irrinunciabili.
Non parliamo poi del fattore onestà! Questo infatti é stato il mio apporto alla discussione tra disadattati citata ad inizio articolo: soltanto io ho l’impressione che man mano che si scende in Europa la disonestà aumenti? Certo gli svedesi ed i Norvegesi non si lamentano delle loro tasse altissime perché per lo meno hanno la certezza che tutto – o quasi – ritorna in tasca loro; i britannici certo qualche scandalo qua e là ce l’hanno ma i responsabili, una volta scovati, indossano per lo meno il vestito della vergogna e si dimettono immediatamente. Ma gli italiani, poveracci, che cosa devono fare? Loro sono così buoni da amare i parenti come amano gli evasori (che spesso coincidono comunque) e non hanno fiducia verso lo stato come la loro controparte nordica. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un inconciliabile gradino culturale.
E poi, sempre parlando di degrado geografico di onestá, guardate la Libia con il suo Gheddafi: vi pare che in un paese del genere ci potrà mai essere una mentalità “nordica”? Ma neanche se facessimo diventare l’intero paese un enorme consolato svedese! Anzi, geograficamente, Gheddafi fa sembrare Berlusconi proprio l’uomo giusto al posto giusto, esattamente collocato tra la dittatura libica di stampo familiare e la politica cristiano-democratica tedesca: quasi quasi é quello che ti aspetteresti a quella longitudine.
Quindi, riassumendo: se sentite di non aver assorbito la mentalitá del paese nel quale siete nati, e cercate un cinico realismo ed un funzionale egocentrismo civile, il mio consiglio é quello di emigrare a nord; se preferite la coltivazione di valori familiari e morbiditá giuridico-amministrativa, una societá un po’ piú maschilista, il sussidio statale sul bunga-bunga, allora una buona idea potrebbe essere quella di emigrare a sud. Il consiglio é valido anche per primi ministri (di tutte le nazioni), anzi, in particolare a questi: se andate ancora un po’ piú a Sud c’é Mugabe che vi aspetta tutti a braccia aperte. Non fate complimenti.