L'opposizione tra "noi" e "loro" (manifestanti e teppisti), tra maggioranza nelle urne e agenti provocatori di ogni tipo - media internazionali (Erdoğan ha citato Bbs, Cnn e 'Reuters'), gli stranieri che hanno partecipato alle manifestazioni, stati invidiosi dei successi economici e politici della Turchia - che hanno agitato gli animi e fornito all'opinione pubblica un'immagine distorta della realtà, tra governo che garantisce la legalità e prepotenti - comprese le opposizioni interne - che cercano di sovvertirla, è stata il filo conduttore di un discorso-fiume: due ore in cui il premier ne ha avute per tutti.
"Se i media internazionali vogliono dare un'immagine autentica della Turchia, questa immagine è qui": qui, non nel parco Gezi e a piazza Taksim; e ancora: "hanno provato a destabilizzare il nostro paese, ma non ci riusciranno mai". Ha invitato a vergognarsi chi ha parlato oggi di Primavera turca: perché non sanno che "la Primavera turca è iniziata il 3 novembre 2002", riferendosi alle riforme - graduali e legali, senza ricorso alla violenza - che il suo governo ha realizzato per smantellare il precedente regime autocratico militarista.
Un discorso tutto politico: per l'appunto da leader di partito più che da statista; un discorso in cui ha rivendicato la correttezza della linea seguita dal governo, fermezza in piazza e apertura di linee di dialogo coi manifestanti legittimi (anche in questo caso opposto ad organizzazioni estremiste che si sono date alla guerriglia urbana): fino alla proposta di un referendum per decidere le sorti del parco, originario motivo del contendere. "Il vero problema però non è il progetto sul parco ma il destino della Turchia", ha proseguito Erdoğan: che ha esplicitamente tracciato una linea di continuità tra l'attacco alla sede dell'Akp di Ankara a marzo rivendicato dal gruppo di estrema sinistra DHKP/C, l'attentato sanguinoso con autobomba a Reyhanlı il mese scorso e le proteste violente di Taksim istigate da "organizzazioni terroristiche" (in effetti, alcune organizzazioni illegali avevano i loro vessilli in piazza)
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