Tra genitori e figli il passaggio dei beni in caso di decesso è un fattore delicato, non tanto per il processo in sé che è regolamentato dal diritto e infatti non mi riferivo ai cosiddetti patrimoni, quanto ai piccoli o grandi oggetti del quotidiano che viene da tenere con sé come ricordo di un padre o una madre. Le cose che stavano tanto a cuore a loro e che ci portiamo nelle nostre case con la speranza che da sole, pur nella loro immobilità, possano costituire un efficace surrogato di una persona che non c’è più. Ho parlato di speranza, ma temo si tratti più di un’illusione. Mio papà, per esempio, era un cultore di musica organistica, per lo più sacra. Ha una collezione di dischi e cd raccolti nel corso di una vita che non vi sto a descrivere. Una decina di scaffali che traboccano di musica. Ma, come molti e come me, aveva le sue preferenze e verso la fine della sua vita ascoltava pochissime cose selezionate, soprattutto la Toccata dalla Quinta Sinfonia per organo op. 42 #1 di Charles-Marie Widor. Non c’era volta in cui, nel corso delle mie visite, non mi chiedesse di ascoltare una delle numerose esecuzioni di quel brano in suo possesso e anche quando l’Alzheimer si era già portato via una parte considerevole della sua testa e del suo corpo, comunque reagiva con interesse all’incisivo attacco di quel celebre pezzo. Ho chiesto così a mia mamma il permesso di portare a casa con me il suo disco preferito, per lo più un gesto simbolico, considerando che con i sistemi che esistono ora di procurarsi contenuti musicali o anche solo l’ascolto in rete tra Spotify e Youtube ogni problema di disponibilità è ampiamente superato. Non ho ancora capito però il motivo per cui la Toccata di Widor a casa mia suona differentemente anche dal vecchio disco che era di mio papà. Ho provato a pulire accuratamente il vinile, a controllare la testina, a bilanciare diversamente l’equalizzazione, eppure il risultato non cambia. C’è una specie di patina che attutisce il timbro e grava sulle note facendole depositare da qualche parte del cuore prima di arrivare al sistema di decodifica che, in condizioni normali, collega direttamente le orecchie al cervello. Ho scoperto così che si tratta di un problema di rimpianti hi-fi, prima che di impianto stereo.
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