“Con il giudizio degli angeli e la sentenza dei santi, noi dichiariamo Baruch de Spinoza scomunicato, esecrato, maledetto ed espulso, con l’assenso di tutta la sacra comunità [...]. Sia maledetto di giorno e maledetto di notte; sia maledetto quando si corica e maledetto quando si alza; maledetto nell’uscire e maledetto nell’entrare. Possa il Signore mai piú perdonarlo; possano l’ira e la collera del Signore ardere, d’ora innanzi, quest’uomo, far pesare su di lui tutte le maledizioni scritte nel Libro della Legge, e cancellare il suo nome dal cielo; possa il Signore separarlo, per la sua malvagità, da tutte le tribú d’Israele, opprimerlo con tutte le maledizioni del cielo contenute nel Libro della Legge [...]. Siete tutti ammoniti, che d’ora innanzi nessuno deve parlare con lui a voce, né comunicare con lui per iscritto; che nessuno deve prestargli servizio, né dormire sotto il suo stesso tetto, nessuno avvicinarsi a lui oltre i quattro cubiti [circa due metri], e nessuno leggere alcunché dettato da lui o scritto di suo pugno” (1).
Con questo roboante anatema, il 27 luglio 1656, davanti alla sinagoga del Houtgracht, la comunità ebraica di Amsterdam scomunicava un suo illustre figlio, Baruch Spinoza. La colpa? L’essere considerato un eretico, discepolo di maestri eretici, propugnatore di disegni e pensieri eretici, quando eresia significava mettere in dubbio le verità “rivelate” e “tramandate”. Apparentemente indifferente al lugubre destino auspicato per lui, Baruch Spinoza è comunque andato avanti a studiare, analizzare, sviluppare le sue personalissime posizioni e il suo personalissimo concetto di libertà.
Diventa perciò esperienza straordinaria, finanche commovente, la sola possibilità di assistere ad una ben strutturata, interattiva, lezione universitaria che lo racconti, che racconti in maniera sentita la profondità dei cogitamenti di questo grande pensatore europeo, la sua forza, la sua dignità, la sua passione, la determinazione nel perseguire la sua stessa “felicità” che è poi quella di ogni altro individuo, del Dio supremo che è Dio, Essere e Natura, che è Unità (di corpo e di mente).
Lo Spinoza raccontato nella collana-dvd “Il Caffè Filosofico – la filosofia raccontata dai filosofi”, edita da La Repubblica – L’Espresso è presentato da Massimo Cacciari e occorre ammettere che il sanguigno ex sindaco di Venezia è davvero riuscito al meglio nell’intento. Non si può spiegare Spinoza (ma neppure un qualsiasi altro pensatore valido), se non ci si mette passione, la stessa passione che ha fatto esistere i loro pensieri in primo luogo e di cui Cacciari non difetta. Parafrasando Spinoza si potrebbe quindi concludere dicendo che anche i filosofi non si creano, ma soltanto si generano, e i loro destini esistono già in precedenza, sia pure sotto altra forma.
Rina Brundu
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Baruch Spinoza – aforismi scelti.
È impossibile che l’animo di un uomo possa rientrare sotto la giurisdizione di un altro.
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Nessuno può alienare a favore d’altri il proprio diritto naturale, inteso qui come facoltà di pensare liberamente.
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Io non attribuisco alla natura né bellezza né bruttezza, né ordine né confusione, giacché le cose non si possono dire né belle né brutte, ordinate o confuse, se non relativamente alla nostra immaginazione.
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La perfezione e l’imperfezione sono in realtà soltanto modi di pensare, cioè nozioni che siamo soliti inventare per il fatto che confrontiamo gli uni agli altri individui della stessa specie o genere.
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La libertà è una virtù, ossia una perfezione: qualunque cosa, pertanto, denunci l’impotenza dell’uomo, non può venir imputata alla sua libertà.
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(1) Traduzione ripresa da filosofico.net
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