Magazine Diario personale

L’errore di Renzi sui diritti civili (da non fare) e la leadership LGBT italiana.

Creato il 25 febbraio 2014 da Cristiana

Lo ha detto Renzi stesso al Senato nel suo discorso sulla fiducia, quando mi ha citato per darmi torto: non sono a favore di alcun compromesso con Alfano. A dimostrazione di due cose: che il Premier si circonda anche di dissenzienti, il che è un pregio del premier, e che chi lo ha votato non è solo un tifoso che ha perso lo spirito critico, il che è un pregio di molti noi che lo hanno votato.

Conosco la buona fede di Renzi sul tema, conosco i passi avanti che ha fatto. Li abbiamo fatti insieme. E so che non è un uomo politico che si nasconderà dietro a qualche bandierina gay per dare qualche contentino a qualcuno. Non manderà avanti nessuno al posto suo. Come sulle pari opportunità ci metterà la faccia. Non appalterà il tema a nessun simbolo corporativo. E rischierà anche di sbagliare, come a mio avviso farebbe se tentasse un accordo con Alfano sulle unioni civili.

Le Civil Partnership con la stepchild Adoption cioè l’uguaglianza quasi (manca l’adozione di entrambi i coniugi) sostanziale (ma non formale) sono già per noi un enorme compromesso e rappresentano il livello minimo oltre cui non è possibile andare.

Non è possibile farlo perché nessuno di noi andrà mai a dire ad un ragazzo di sedici anni gay che lui è meno di un suo coetaneo. Altrimenti non dovremo stupirci se si butta dal settimo piano. Non è estremismo. Non è ideologia checché ne dicano i commentatori da salotto romano con la passione per il poker.

Il matrimonio civile è un istituto civile. Punto. La genitorialità è altra cosa dal concepire un embrione. Punto. Sono dati di fatto che non hanno nessuna presunzione ideologica, ma solo la carica di amore e di affettività che compongono le famiglie, in qualsiasi modo esse si manifestino. Stiamo parlando di affetti. Di libertà di scelta. Stiamo parlando di umanità. A me viene da piangere a pensare di dover ribadire ancora e ancora quali sono i termini del discorso.

Per chi fa politica dentro un partito che può vincere le elezioni (con una legge elettorale maggioritaria ovviamente) in questi anni è stato faticoso portare un partito che era arroccato sui Dico o sui documenti fiume a dire all’ultimo congresso che la posizione maggioritaria del PD è un istituto equivalente al matrimonio (per inciso la mozione Civati era per il matrimonio egualitario). Lo abbiamo fatto tutti insieme, in ogni angolo del partito. Lo abbiamo fatto prendendoci lo stesso gli insulti di tanti tastieristi digitali o di chi ha costruito carriere e professioni su una bandiera e non sull’amore complessivo per tutti, per tutto il Paese. Faccio politica, ho a cuore la vita di tutti, non solo di quelli come me. Non potrei mai relegarmi a chiedere qualcosa che escluda qualcun altro. Non è per me. E’ per questo che credo in un progetto di Paese dove dentro trovino residenza le battaglie per l’uguaglianza della comunità omosessuale e transessuale.

Io voglio che il mio Paese, la mia gente abbia leggi che li renda uguali. Non mi interessa niente altro. So che i processi politici non sono come le dichiarazioni. Non basta farle. Bisogna costruirli. Faccio politica da quando ho sedici anni e non ho mai mangiato con la politica, ma a parte questo comincia a starmi stretta questa cosa demagogica che chi fa politica fa schifo o è disposto a vendersi la madre o i diritti della propria gente per uno scaldotto da qualche parte. Come siamo abituati male. Come ci siamo ridotti. Oggi sono in Direzione Nazionale del PD e spesso non riesco nemmeno ad andarci perché gli impegni del mio lavoro – che mi piace moltissimo – e che non è un parcheggio per funzionari di allevamento, non me lo consentono.

Non solo è stato faticoso portare il partito su posizioni accettabili, ma per alcuni di noi è stato anche un sacrificio personale. Perché chi tiene il punto e dimostra di non saper cedere su questioni sacrificabili si sacrifica per primo. E’ identificato come non piegabile, non è certo carne da larghe intese. Io non sono carne da larghe intese. Ma il vero tema è un altro. Non penseremo che la colpa della mancanza dei diritti in Italia sia colpa di un paio di parlamentari gay che stanno nel PD o di qualche attività che invece di stare in un’associazione ha deciso di portare avanti un cammino politico dentro un partito. Eh, no. Scusate ma è un’analisi ridicola e anche un po’ stupida: mi sembra più lo sport sfigato e superficiale di mirare su qualcuno, dargli tutte le colpe e lavarsi la coscienza.

Cosa si può fare tutti insieme?

Chi è dentro il PD. Opporci ad ogni tipo di compromesso con Alfano. Punto. Io lo scrivo qui, costasse quel che costi. E senza troppi giri di parole.

Chi è fuori dal PD. Spingere per incontrare i gruppi parlamentari e provare a trovare convergenze in parlamento. Se il tentativo di Alfano in questa legislatura (prima di riscomparire sotto le gonne di Berlusconi per capirci) è di far passare una schifezza modello DICO e se la maggioranza parlamentare del PD non è ancora adeguata alle posizioni del PD fuori (non dimenticatevi che il PD in Parlamento non è il PD fuori dal parlamento uscito dalle urne dell’8 dicembre). Alla leadership di Renzi si risponda con un’altra leadership forte. Si contrapponga un’idea, un progetto, dei momenti di confronto. Ci sono tantissimi parlamentari che sarebbero disposti a seguire una strategia simile. Chi per far dispetto ad Alfano, chi per farlo a Renzi. Chi, come me, per fare approvare una legge che vorrei che i miei figli vedessero quando nascono. Magari farebbe comodo allo stesso Renzi perchè se dovesse votare una schifezza con Alfano ne uscirebbe con le ossa rotte perchè dimostrerebbe che nemmeno la sua leadership può far nulla di più che scendere a compromessi con i partitini su questo come su altro. Ma c’è qualcuno che vuole trovare una soluzione per il bene della nostra comunità o abbiamo solo commentatori che cercano click e visibilità sui loro blog alla Scanzi o professionisti della materia (per citare Sciascia) che con l’approvazione di una legge giusta non saprebbero più che cosa fare?

So che Renzi deve fare dei passi avanti sul tema dei diritti civili. L’ho scritto tante di quelle volte che chi non ha capito come la penso o è stupido o è in malafede e penso che le sue stesse parole dette ieri al Senato lo dimostrino. Non lo nega nemmeno lui di essere “timido” e non ha mai cercato giri di parole per nascondersi. Eppure oggi se devo pensare a qualcuno che alla fine ci accompagnerà dove vogliamo andare, penso a lui ed è per questo che l’ho votato. Se no perché lo avrei votato? Fiducia mal riposta? Vedremo. E se mi guardo intorno non vedo nessun altro che possa spiegare al Paese con coraggio che una cosa è giusta e la si deve fare anche se è impopolare (sempre che ancora lo sia). Ho visto gente che si è riempita la bocca e poi ci ha messo da parte. Ed è per questo che su questo tema, insieme ad altri, ho sempre cercato di smuoverlo (fin ora con buoni risultati) e continuerò a farlo senza avere paura di dirgli cosa penso, in pubblico ed in privato. D’altronde non mi dimentico che anche Obama è cresciuto tra il primo mandato ed il secondo. O che Cameron ha cambiato idea. Certo in USA e in UK ci sono anche delle comunità LGBT forti, che hanno saputo guidare dei processi. E allora ognuno si prenda le proprie responsabilità e si provi a guidare un processo collettivo che ci porti alla meta.

Dobbiamo farlo tutti insieme. O vogliamo restare a guardare?


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