di Francesco Sasso
Uno dei più originali, quello che meglio d’ogni altro è riuscito a connettere vari linguaggi artistici (immagine e parola in primis), sembra a me Marco Giovenale. Presente in rete con slowforward, redattore della rivista sperimentale Gammm, autore de La casa esposta (Le lettere, 2007), la cui formazione culturale e letteraria si svolge in misura pressoché esclusiva nel confronto con le più significative esperienze della poesia europea e americana contemporanea.
È uscito per Transeuropa, collana «Inaudita», una nuova raccolta del poeta romano: Storia dei minuti (2010), . Insieme al volume un cd musicale La scoperta dell’America di Claudio Lolli. Tutte le poesie del volume sono tradotte in francese da Michele Zaffarano.
La breve raccolta è «[…], è la storia dei minuti, / dei minimi» (p.31), ovvero, come enuncia il sottotitolo, «(casa.clinica)». Giovenale aspira a comporre il contrasto esistente tra privato (casa) e pubblico (clinica), ricovero (casa) e sanatorio (clinica). È la vita, «(casa.clinica)», composta da “minimi” che il poeta osserva e ascolta come fosse un congegno meccanico progettato per archiviare immagini, suoni. Tuttavia, ci dice il poeta, «l’errore è nello sguardo» (p.9). Non ci resta altro, quindi, che riflettere l’immagine senza rappresentarla perché «Dall’altra parte del fotogramma / il tempo continua in linea retta» (p.11)
Rapporto diretto, senza filtri, del poeta con le cose e gli uomini. Giovenale raccoglie i residui del quotidiano: voci di personaggi anonimi e immagini alterate dal caso:
«Il riflesso riguarda questo / lato del casamento, scocca, lo colpisce dritto. Arbitrio. Centra esatto. Dalla variante. Veranda di fronte. Quello stesso / destino è ferito da un terzo / segno, non noto, non ha / fonte. Minore –» (p.17).
Giovenale va verso le cose, verso la loro apparenza di normalità. Egli cerca la distinzione e la ricomposizione del reale:
«Appena sei nel corridoio, / esisti solo nella camera, / chiusa. // Uno può essere visitatore / o visitato, fuori i montatori / chiodano a doppio / i cartoni della scena.» (p.31)
La vita, sembra suggerirci il poeta, è una casa in cui chiudersi per vivere (o veder vivere) l’altro. Ecco la casa-clinica, «Certo, e chiaro. / Nella storia dei minuti / niente pace, al piano» (p.31).
Nella poesia di Giovenale sono frequenti gli assalti alla struttura sintattica del linguaggio e il rifiuto della tradizione metrica della poesia italiana. Il verso ha una sonorità metallica. Il ritmo è scheggiato dal continuo recupero dell’esistenza attraverso il linguaggio.
f.s.
[ Marco Giovenale, Storia dei minuti, trad. in franc. da Michele Zaffarano, Transeuropa, 2010, pp.37, con cd audio La scoperta dell’America di Claudio Lolli, € 15,00]
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