
Ti direi: lasciami cadere,
lasciami scorrazzare in lungo e in largo, di sera,
per poi tornare sempre sullo stesso punto.
Perché possa sentirmi immobile
dopo le inutili odissee del giorno,
per ritrovarmi negli stessi ghigni
che conosci molto bene, ormai.
In realtà non esiste movimento,
lo sanno un po’ tutti.
Si ruota sempre sullo stesso asse
con le vertigini che ci stringono le reni,
aggrappate alle maniglie di questo roseo
carnale niente.
Tu lasciami cadere
affinché io possa sostenerti
dopo averti fatta roteare nell’aria
in un moto centripeto di profumi, voglie.
Non chiedo nient’altro
perché non sono un altro, ma sono
esattamente l’errore migliore
che i tuoi ultimi anni hanno desiderato.
Stefano Zuccalà (D’amore e di altre sevizie)
Magazine Cultura
Potrebbero interessarti anche :
