L’escalation della crisi cipriota: “Ormai ci vogliono i panzer per difendere l’euro”

Creato il 21 marzo 2013 da Albertocapece

Il Financial Times sostiene che in Italia, come del resto negli altri Paesi in crisi, sarebbe razionale ritirare i soldi dalle banche e ha tutte le ragioni per affermarlo visto che in Spagna zitti zitti è stata cambiata una norma costituzionale e adesso è possibile imporre tasse dirette su depositi e conti correnti. Dal canto suo uno dei più noti editorialisti di FT,  Wolfgang Münchau dice – ma sullo Spiegel – che tra un po’ ci vorranno i panzer per difendere l’euro. Di fatto la vicenda di Cipro, che pareva dover rimanere marginale dentro la crisi europea, ne ha rappresentato invece una drammatica escalation: da una parte l’eurogruppo ha ritenuto di poter imporre un salasso forzoso su tutti i conti correnti, fregandosene non solo della tutela che copre i depositi fino a 100 mila euro, ma anche dell’impatto economico, psicologico e anche diplomatico di una simile misura mai adottata prima d’ora, dall’altra per la prima volta un Parlamento ha bocciato un diktat venuto da Bruxelles, mettendo in enorme difficoltà i poteri continentali. Un rifiuto ancor più significativo perché viene  da una maggioranza di destra che era stata auspicata, voluta, supportata in ogni modo dalla signora Merkel e dal Ppe.

E’ chiaro che comincia una fase del tutto nuova di questa vera e propria guerra europea i cui fili stanno sfuggendo di mano a tutti. Il premier cipriota sta tentando proprio in queste ore di ottenere un piano di aiuti alternativi (circa 2,5 miliardi) da Mosca anche in virtù dei 30 miliardi di depositi russi nella banche dell’isola, mentre la Bce e l’Fmi, pur con la Lagarde sotto inchiesta per pasticci politico-speculativi, ha adottato la linea dura e ha annunciato che entro lunedì, sospenderà la fornitura di liquidità di emergenza, dalla quale le banche cipriote, soprattutto le due più grandi, dipendono per la loro sopravvivenza. Il governo di Nicosia sta pensando a un prelievo forzoso sui conti oltre i centomila euro, ma è chiaro che martedì le banche cipriote, rimaste chiuse una settimana saranno prese d’assalto da piccoli correntisti, come da grandi investitori. Cosa rimarrà nella rete?

La governance europea  - rivelatasi in tutta la sua ottusità, inconsistenza e subalternità, – ritiene che se facesse un passo indietro con Cipro finirebbe per dover stracciare tutta quella serie di patti del diavolo che ha fatto firmare ai Piigs  e dunque continua a tenere il piede sull’acceleratore, pretendendo che l’isola trovi i 5,8 miliardi con cui coprire l’esposizione delle banche tedesche (questa è alla fine la faccenda), ma il Parlamento di Nicosia sa che andare a falcidiare i depositi bancari non solo li spazzerebbe via, ma sarebbe un colpo gravissimo per l’economia dell’isola che di fatto vive come base di transito di capitali. E in tutto questo c’è il problema del gas nascosto sotto i fondali della parte sud di Cipro che fanno gola  alla Russia che infatti concederebbe dei prestiti in cambio consistenti diritti di sfruttamento.

I ciprioti rischiano dunque di essere espropriati anche di quello, mentre non si trova su tutto il continente europeo nemmeno una testa pensante in grado di formulare un sistema di prestiti che si basi proprio sulla garanzia di quel gas. A meno che il piano non sia proprio quello di mettere sul lastrico Cipro per far poi man bassa dei suoi beni a prezzo di fallimento. Qualcosa che magari si ipotizza anche altrove, sia pure in altri contesti e con altri tipi di beni. Ma insomma è evidente che lo scontro tra una politica ispirata dai poteri finanziari da cui l’Europa è ormai ipnotizzata e quella rappresentata dai popoli e dall’economia reale, ha raggiunto un nuovo livello dentro la prigione dell’euro. Se non interverrà qualcosa di nuovo davvero cominceranno ad essere scaldati i motori dei panzer.


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