Dobbiamo arrenderci all'evidenza
che, per quanto il tempo possa trascorrere, gli istinti primordiali del genere umano
rimangono inalterati, dando luogo sempre ed inesorabilmente alle stesse dinamiche
storiche. Siamo alla fine dei tempi presenti e al prologo dei tempi a venire.
Tra cento o duecento anni nei libri di storia si leggerà di questo periodo come
di un lento sgretolarsi dei paradigmi politici ed economici sorti sulle ceneri
della seconda guerra mondiale, ed evolutisi fino alla loro attuale e mostruosa
forma. Governi nazionali "fantoccio" guidati da "nuovi
nobili" privilegiati eseguono scrupolosamente quanto dettato loro da organismi
sovranazionali di natura specificatamente finanziaria e bancaria, che hanno
come unico obiettivo del loro agire un profitto ormai del tutto slegato
dall'economia produttiva.
Città morenti in continua putrefazione, con
saracinesche chiuse e con ovunque disperati cacati addosso sul ciglio della
strada o che rovistano nell'immondizia, somigliano sempre più a carcasse di
animali morti piene di pus e vermi. Giovani stanchi di vivere che, pur conoscendo quanto descritto, non hanno l'energia per combattere, indeboliti dal lusso in cui sono cresciuti e che tentano invano di mantenere accontentandosi di continuare a vivere nella spensieratezza di una gioventù senza fine. Tutti prigionieri della mancanza di lavoro o della mancanza di dignità del lavoro (quando lo si ha), costretti a prestazioni al limite delle possibilità fisiche e mentali e all'impossibilità di costruirsi una vita ed un futuro.
Oggi non si percepisce un cambiamento di rotta, benchè si allarghi sempre più il bacino del cambiamento culturale in atto. Coloro che sono o si sentono espressione di questo cambiamento non traducono in risultati ciò che desiderano.
E' quella nostra una civiltà in decadimento, che presto sarà spazzata via dai nuovi barbari, gente che ha fame, voglia, coraggio. Gente che si gioca tutto per il desiderio di migliorarsi e di progredire, che fugge rischiando la vita dal posto dove è nata e dove lascia una parte di sè e del proprio cuore, per cercare una vita migliore, che il più delle volte comincia con una stanza di sei metri quadrati condivisa in sei o sette persone o peggio sotto un ponte.
Se anche qualcuno volesse considerarli un nemico da combattere (e sono molti in tutta Europa), ebbene non si può non rispettare questo nemico. Non si può non ammirare la sua capacità di affrontare il pericolo, la fame, la miseria, la guerra, la morte. Al loro confronto noi dobbiamo ancora sentirci molto fortunati, e dalla loro capacità di rialzarsi trarre esempio.
By Jitsu Mu
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