L'essere genitori è un progetto che la coppia realizza partendo da un desiderio (avere un figlio insieme), creandosi un'idea sul "come" educare i figli, e prendendo consapevolezza che questo progetto durerà tutta la vita con momenti più belli, e con difficoltà.
Pensiamo che un figlio che nasce avrà nell'arco della vita, un processo di maturazione della sua persona, che avverrà in seguito al passaggio diverse fasi di sviluppo fisico, psicologico, e cognitivo.
Già nei suoi primi anni di vita il bambino scopre il mondo provando emozioni che ne condizioneranno l'esperienza, quali: entusiasmo, ansia, paura, fiducia e curiosità.
L'emozione è qualcosa di importante nell'apprendimento, condizionando il nostro giudizio. Esse non sono però l'unico modo che abbiamo per conoscere la realtà. Infatti, essa passa anche attraverso l’ascolto e il dialogo con i genitori.
Inizialmente (nella fase dell'infanzia) la figura del genitore rappresenta l’autorità assoluta, e compito di tale figura è quello di creare alcune abitudini ben radicate, riguardanti l’impegno e il comportamento del bambino.
In questo periodo dello sviluppo psico-cognitivo, per i figli è naturale e spontanea la convinzione che il genitore ha sempre ragione e che le regole devono essere accettate. Essi si trovano nel periodo detto della "giustizia distributiva", in cui si ritiene che tutti devono essere trattati allo stesso modo, senza alcuna eccezione.
In seguito, raggiunta la comprensione della realtà, il ragazzo si prepara a entrare nella società come membro attivo. Esteriormente osserviamo per il giovane la maturazione fisica e sessuale dell'organismo, e lo sviluppo, a livello psicologico, del bisogno interiore di comunicare il proprio mondo agli altri. Il bisogno di interagire, comunicando con l'altro, determina un forte legame con gli amici e risveglia sentimenti particolari per l’altro sesso. La ricerca di un ruolo all'interno della società, si cerca di capire quale posto si occupa nel contesto sociale, spinge il ragazzo verso il grande gruppo che gli serve per abituarlo prima ad un confronto con i coetanei, e poi a un inserimento in un contesto sociale più complesso.
Tutto questo parte dall'incontro dell'Io con l'Io altro, che sono i genitori prima, poi gli insegnanti, il gruppo dei pari, la società.
L'incontro comunicativo che si realizza in famiglia tra genitori e figli è alla base della costruzione di tutti i rapporti sociali che l'individuo costruisce nell'arco dell'esistenza.
In qualità di Educatore, e di Formatore nelle organizzazioni sociali complesse, ho potuto osservare come oggi in famiglia non ci sia una attenzione particolare al dialogo. Genitori e figli, troppo spesso, arrivano a scontrarsi e non a confrontarsi.
La mancanza di dialogo in famiglia porta a risultati negativi, come il disagio giovanile, di cui parlo nei miei e-book, che potete trovare e leggere ai seguenti link:
- Conflitto tra genitori e figli, la crisi del dialogo nella famiglia contemporanea;
-Crisi del dialogo in famiglia e disagio giovanile.