3 giugno 2013 di Redazione
di Salvatore Ciriolo
Il dottor Massimo Gravante
C’è chi preferisce trascorrere le vacanze al mare e chi in montagna, chi ama ritirarsi in campagna e chi le vacanze non può nemmeno permettersele. C’è anche chi ha scoperto un modo nuovo di trascorrere il periodo di “riposo”: quello di svolgere, con immensa soddisfazione, un’attività di aiuto verso chi ne ha più bisogno.
Massimo Gravante è un medico dermatologo di Poggiardo. Qualche tempo fa ha avuto modo di cimentarsi, per un paio di settimane, con un’esperienza inedita che lo ha portato come medico volontario nel Benin, un piccolo e povero paese di circa nove milioni di abitanti che si affaccia sul Golfo di Guinea, tra il Togo all’ovest, il Burkina-Faso e la Repubblica del Niger al nord e la Repubblica della Nigeria all’est. A fornire questa possibilità al dottor Gravante è stata l’Associazione “Medici senza vacanze” di Monopoli, impegnata da alcuni anni a collaborare con una struttura sanitaria del villaggio di Zimbiè, l’ospedale “La Croix”.
“Dal 18 febbraio al 4 marzo scorso, per la prima volta” - dice il dottor Massimo Gravante – “sono stato nella Repubblica del Benin, dove ho svolto attività dermatologica e dermochirurgica, anche se è improprio parlare di prestazioni specialistiche in una simile realtà, poiché la prerogativa fondamentale, trovandosi ad operare in un paese estremamente povero, è innanzitutto quella inerente la medicina generale”. Nella terra nota come “culla del vudù”, infatti, la medicina moderna tarda a farsi strada e sovente ci si rivolge ad essa soltanto dopo essere passati attraverso il ricorso a cure sciamaniche che, se possibile, aggravano le patologie. “Nel Benin” – conferma il dermatologo di Poggiardo – “non è presente un vero sistema sanitario e, dunque, risulta indispensabile comprendere subito e appieno la portata della situazione locale. Le nostre esperienze mediche vanno quindi contestualizzate con i loro usi, i loro costumi e le loro tradizioni, in modo tale che all’azione di aiuto e di sostegno sanitario sia associata una graduale formazione della popolazione. L’aspetto che salta subito agli occhi e che, pertanto, mi ha immediatamente colpito” – prosegue Gravante – “è il radicato problema della malnutrizione. Tanto per fare un esempio, basti pensare che per far agire correttamente i farmaci, molti dei quali da me portati in Benin grazie alla generosità di alcuni amici farmacisti e di qualche azienda farmaceutica italiana, talvolta è necessario somministrare ai pazienti almeno un paio di cucchiaini di latte in polvere”.
Nelle due settimane trascorse nel Benin, il dottor Gravante ha avuto per “compagni di avventura” Giovanni Ostuni, chirurgo plastico e presidente dell’associazione “Medici senza vacanze” con la consorte signora Antonietta ed i medici specialisti in chirurgia generale Luigi Mosca di Grottaglie ed il neretino Norberto Pellegrino. Un periodo caratterizzato, così come spiega il dottor Gravante, dall’eccezionale presenza di bambini tra i pazienti della struttura ospedaliera di Zimbiè: “Mi sono trovato a dover curare tanti bambini” – conferma il medico poggiardese – “colpiti dalle più disparate patologie: dal melanoma sino al labbro leporino, dalla pellagra alla lebbra, dall’ulcera del “buruli” ad ustioni che in quella zona sono molto frequenti, ma anche tante malformazioni congenite, sarcomi, micosi, eccetera. L’attività medica è stata veramente variegata ed incessante quanto ricca di soddisfazioni. Ricordo, tra i tanti bambini curati, una piccola di due anni che aveva le labbra fuse per un esito cicatriziale e che solo dopo l’intervento chirurgico ha ritrovato la sua voce. L’emozione che abbiamo provato quando la piccola paziente si è risvegliata dopo l’intervento, facendo sentire la sua voce squillante, è stata immensa. In definitiva si è trattato di una importantissima esperienza per quanto riguarda l’aspetto professionale ma anche e soprattutto sotto il profilo umano , poiché ciò che ho ricevuto da questi ragazzi, la loro amicizia, la disponibilità, il fatto di farti sentire un uomo prima che un professionista, per me è stato di gran lunga superiore all’aiuto a loro fornito”. L’occasione è stata utile anche per approfondire la conoscenza della cultura locale. “La nostra attività medica l’abbiamo effettuata esclusivamente in ospedale” – sostiene il dottor Gravante – “ ma abbiamo avuto modo di visitare anche altre cittadine, come Ouidah e la sua “Strada della memoria” che va dal centro cittadino fino alla spiaggia, dove un tempo partivano gli schiavi verso la terra americana, una tragedia testimoniata dal monumento della “Porta del non ritorno”. Abbiamo anche trascorso alcune serate con la popolazione del posto, con tanti bambini, con i quali abbiamo ritualmente bevuto l’acqua dallo stesso bicchiere. Ci siamo anche scambiati dei racconti, in lingua francese. Particolare successo ha riscontrato in loro la favola di Pinocchio, forse perché, nel burattino che diventa uomo, hanno intravisto uno dei feticci presenti nella loro cultura”.
L’esperienza per Massimo Gravante è stata toccante, dunque, di quelle che lasciano il segno. Entrare in contatto con un modo di vivere, quello africano, così tanto diverso rispetto a quello europeo, con una visione del mondo, della natura, della spiritualità, dei bisogni che nulla hanno a che vedere con il nostro, merita un ulteriore approfondimento. “Probabilmente ci tornerò nel mese di agosto” – preannuncia Gravante – “ visto e considerato che mi capita spesso di pensarci. Basta chiudere gli occhi la sera ed ecco che rivedo gli sguardi, i volti di quei bambini curati in ospedale, la semplicità della gente di quei villaggi”. Insomma, c’è chi, potendoselo permettere, ama trascorrere le vacanze al mare con gli amici, chi in montagna, chi preferisce andare per musei. C’è anche chi, come il dottor Massimo Gravante, folgorato dal “mal d’Africa” le prossime vacanze le trascorrerà portando il suo aiuto ad un popolo tanto distante da noi quanto bisognoso di cure.