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L'esperienza del volto umano

Creato il 14 agosto 2010 da Lucas

THIJS BERMAN. Le chiedo: ci sono elementi dell'ideologia nazista penetrati nel pensiero di persone del XX secolo, che però non si considerano affatto naziste?

EMMANUEL LÉVINAS. È un problema del tutto empirico. Certo questo non è un momento in cui queste idee trionfano, ma possono rinascere, ritornare, non mi stupirebbe. Altrimenti, davvero, il Messia sarebbe venuto. E forse non verrà mai. Ma dobbiamo capire che il bene non è ricompensato, che esso costituisce una ricompensa di per sé. La religione è senza promesse. Riprendo qui l'idea di Fackenheim, un filosofo ebreo che vive in Israele, che dice: molti ebrei che erano nei campi [di sterminio nazisti] hanno visto che Dio non è intervenuto. È forse una ragione per abbandonare la Torah, per farsi beffe della legge? L'umanità si trova oggi in una situazione estremamente strana, con tutti quelli che sono morti, con il trionfo del male. Ma la sofferenza non è una ragione per abbandonare l'obbligo al bene.

BERMAN. Ciò mi sembra molto vulnerabile.

LÉVINAS. Ma è assolutamente evidente. Per il fatto di essere usciti dai campi, ci si deve ora legare agli assassini? Non c'è happy end.

BERMAN. E se la criticassero dicendo che lei offre un'etica da cui non si possono trarre immediate conseguenze politiche?

LÉVINAS. Il politico richiama l'idea del numero e di conseguenza io non posso dare tutto al primo venuto, non è vero? Devo pensare alla distribuzione. E se penso alla distribuzione ecco che subito appaiono tutte le letture di tutti i saperi, tutte le idee generali che sono necessarie. Ma la necessità di operare una distribuzione presuppone, malgrado tutto, questa prima esperienza che io chiamo l'esperienza del volto umano, a cui si deve tutto. Parlargli è già l'universo.

Intervista di Thijs Berman a Emmanuel Lévinas, “Lévinas. Heidegger e il nazismo”, Alfabeta n° 107, aprile 1988 (traduzione di Luisa Cortese).

Nonostante ora ci sia un urgente bisogno di una politica puttana che sputtani e sotterri definitivamente l'immondizia che ci governa, quanto sarebbe bello pensare a prossimi futuri candidati politici, di qualsivoglia parte democratica, che ritengano indispensabile sottomettersi a «questa prima esperienza che io chiamo l'esperienza del volto umano».


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