Ho trascorso 4 giorni tra le foreste del Trentino dormendo all’aperto su un’amaca coperta da un telo. La magia dell’esperienza forestale e boschiva non smette di affascinarmi. Si cammina, si sceglie con cura il posto adatto, si osserva, si annusa, si ascolta. Ci si prepara, si osserva, ci si ferma. Gesti inusuali, lontani dalla quotidianità tecnologica, come cercare due piante solide alla giusta distanza per fissare l’amaca, la giusta vicinanza al ruscello, la giusta tensione delle funi, il giusto equilibrio tra la ricerca del proprio agio in ambiente naturale e i vincoli fissati dalla natura stessa.
Si sente la pioggia cadere, il freddo arrivare, il buoi incalzare, i suoni della foresta animare la scena. Si sente freddo fuori e calore dentro. Ci si sente un cuore che batte in una foresta che cresce silenziosa. Rumori ignoti, forse inesistenti ma ben percepiti, un senso di vulnerabilità. Si è fuori dalla propria zona di confort. Si attende mattina, crescendo con la foresta, con tutti i sensi riattivati. Un dormiveglia porta ad una nuova alba.
L’esperienza della foresta è un buon inizio per un percorso di formazione outdoor più articolato. Si possono intrecciare diverse attività (lavoro sulle emozioni, sul corpo, meditazione, attività collaborative) e lavorare sugli aspetti più diversi della persona e del gruppo, grazie al sostegno di un contesto, quello forestale, vitale, capace di muovere emozioni vere e favorire il contatto con le parti più istintuali e radicali dell’uomo. Un esempio.