L’espressione della rabbia

Da Gynepraio @valeria_fiore

Due weekend fa io e voi-sapete-chi abbiamo litigato. Cioè abbiamo avuto una discussione alle 20:00 di venerdì sera i cui postumi si sono trascinati fino alle 20:00 di domenica sera. 48 ore in cui, per preservare una parvenza di civiltà, abbiamo fatto le cose normali: colazione, pranzo, cena, cinema, mostra, pizzeria, genitori e amici. Tutto questo, nella condizione di semi-litigati.

Semi-litigati significa che non è accaduto niente di così grave da lanciarsi i piatti o dormire sul divano, ma che c’è un non-detto che aleggia per casa e si riesce a toccare perfettamente. Il disappunto non-detto, come dice la parola stessa, non viene verbalizzato ma solo comunicato attraverso le espressioni facciali. Per aiutarvi a scegliere quale espressione arrabbiata scegliere in base alla circostanze, ho realizzato una gallery delle principali facce disponibili ciascuna corredata da linee guida. Per l’occasione ho reclutato una modella d’eccezione, scelta per la grande versatilità del suo muso: me stessa.

indifferente. Questa espressione, spesso associata al mutismo selettivo, obbliga chi la adotta a scegliere un punto nel muro e a fissarlo insistentemente. Il muro può essere sostituito dal piatto se state mangiando, o dalla strada se state camminando. Devo però dire che il risultato migliore si ottiene con il muro, perché la muscolatura del volto si fa immobile e la postura diviene più fiera. Il livello pro impone di rimpiazzarla rapidamente con una faccia affabile non appena si cambia interlocutore. Es. Parlo con te —>faccia della rabbia indifferente in silenzio. Parlo con commessa Esselunga —> faccia affabile e voce flautata.

Espressione Indifferente, collage: Camminare + Mangiare la pizza + Ignorare le Domande

sprezzante. Questa espressione prevede la reiterazione di un mantra: tu sei miserabile ed io magnanima pertanto ho pietà di te, tu sei miserabile ed io magnanima pertanto ho pietà di te, tu sei miserabile ed io magnanima pertanto ho pietà di te. Al ripetere questo mantra, un’allure di naturale e ariana superiorità vi si dipingerà sul volto. Il livello pro richiede un’abilità: la gestione separata delle arcate sopraccigliari. Io non so fare le divisioni a due cifre ma ho le sopracciglia autonome, come gli occhi dei camaleonti. Purtroppo il recente trend delle sopracciglia bushy-bushy non è amico di questa espressione.

Espressione Sprezzante con Sopracciglio Indipendente

vittima sacrificale. Questa espressione ben si adatta a due circostanze: 1-avete torto marcio e volete fingervi contrite per agevolare il perdono oppure 2-avete dinanzi a voi un mulo testardo che non ammetterà mai la sua responsabilità e quindi volete farlo morire per il senso di colpa. Per riprodurla viene in nostro aiuto una semplice tecnica di visualizzazione-immedesimazione: pensate a un agnello il sabato di Pasqua. Voi siete quell’agnello, capite? Vi verranno occhi grandi e acquosi, che sono il presupposto del successo di questa espressione. Ovviamente, le vegetariane sono agevolate.

Espressione Vittima Sacrificale, ovvero Perché Mi Fai Ciò

stizziscitici. Questa espressione ha sicuramente il pregio di comunicare chiaramente la nostra posizione: dal punto di vista semantico, equivale ad attaccarsi al collo il cartello “mi hai fatto incazzare come una jena”. Si presta agli interlocutori lenti di comprendonio, perché è impossibile non capire l’antifona. D’altro canto, contribuisce ad alimentare lo stereotipo della donna irascibile, nervosetta e vittima di squilibri ormonali. Oltre ad una serie di rughe in punti strategici del volto, prevede anche: camminata rapida e impettita, piatti posati vigorosamente sul tavolo, tacchi sbattuti rumorosamente sul pavimento, l’uso di “mmmh mmmh” al posto di sì e del siculo “tzzz” al posto di no. Io la consiglio solo se veramente necessaria, in quanto difficile da reggere a lungo: si rischia di cedere in fretta, perdendo in credibilità e coerenza.

Espressione Stizziscitici, collage: Sdegno + Furia

bronzea. Questa è la più difficile e ammetto di non riuscire assolutamente ad attuarla: mi scuso ma la foto non rende adeguatamente l’effetto. Essa implica il rimanere arrabbiate dentro ma impeccabili fuori. Si rivela molto utile quando si ha torto, perché confonde l’avversario: “Ma scusa, questa tre secondi fa mi stava accoltellando perché ho spremuto male il tubetto del dentifricio, e ora si comporta come se non mi avesse detto che sono uno scherzo della natura buono a nulla e fallito? Forse il litigio non è mai accaduto, devo essermelo sognato io.”

Espressione Bronzea, ovvero Va Tutto Bene

Come capirete, le facce sono puramente tattiche e non strategiche: funzionano nel breve periodo e per litigi “micro” senza avere la pretesa di risolvere questioni “macro” e antiche faide. Ci sono alcuni casi in cui la comunicazione verbale rimane l’unico strumento funzionante.

Parlando di me stessa, il grimaldello che apre tutte le serrature del mio cuore è una parola: SCUSA. Aggiungendo in coda un MI DISPIACE, potrei sciogliermi. Con un NON ACCADRA’ PIU’, m’illumino di immenso. Per portarmi in estasi, ci vorrebbe anche un PERDONAMI, SONO UN COGLIONE INDEGNO DI TE. Però finora niente, quest’ultima cosa non me l’ha mai detta nessuno.

PS Chiedo scusa per la faccia, ma mi deve arrivare il ciclo e ho le occhiaie ancora più evidenti del solito.


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