Donare con gratuità non significa dare all’altro giusto un “qualcosina” solo per allontanarlo in fretta da noi.
Piuttosto (e qui ci giochiamo la nostra credibilità) creare con lui un legame fraterno e frangere così quella corazza d’egoismo che,spesso, ci costruiamo ( magari senza accorgercene) e che portiamo a spasso.
E, poi, ricordiamoci (e accade, invece, che lo si dimentichi sovente) che tutti, e a tutte le latitudini, siamo solo e sempre “servi inutili”.
E che l’ “amore” autentico è unità, mai divisione. Non razzismo becero.
Impariamo a perdonare le offese, e non solo nel privato dei nostri rapporti,che pure sono importanti.
Preghiamo che ciò sia, ad ampio raggio, nel mondo, e per tutti quei popoli e quelle nazioni,che hanno sofferto guerre intestine e lutti gravi esclusivamente per sete di potere e avidità dei loro “capi”.
In Africa (e non solo) non sono mancate e non mancano situazioni di questo genere .
Il mio pensiero corre in questi giorni, ad esempio, al 4 aprile-giugno ’94 (il genocidio troppo in fretta caduto nell'oblio) e al piccolo Rwanda.
Lavoriamo per la riconciliazione e senza dimenticare.
Ricordare (per chi ha sale in zucca) equivale a non incappare più (si spera) nei medesimi errori del prima.
E, infine, nulla mai sia fatto da noi e/o da altri per abitudine.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)