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L' essere giovani a Tunisi e in Tunisia non è facile /Riflessione

Creato il 17 agosto 2015 da Marianna06

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Tunisi e la Tunisia tutta non sono realtà logisticamente distanti da noi nel Mediterraneo.

Ce lo insegnano da subito le carte geografiche fin dai banchi di scuola.

 Lo sono, però, anni luce per quella che è l’atmosfera che vi si respira (a detta anche di chi vi ha soggiornato di recente) e per la miriade di problemi irrisolti, vecchi e nuovi, che si vive e si continua a vivere, se nulla cambierà.

E nonostante la gente, ogni nuovo giorno, facendosi forza e con molta buona volontà, prosegua nella pur complessa quotidianità.

Sappiamo ormai che la rivoluzione politica di qualche anno fa, accolta da tutti con grandi aspettative e che avrebbe dovuto portare,assieme alla democrazia, cambiamenti e migliorie per la popolazione civile, non è stata quella che, soprattutto l’Occidente europeo, si aspettava.

Si agita lì lo spettro del’Isis, che purtroppo fa adepti e reclute, e che ha già fatto danno abbastanza (l’attacco dei fondamentalisti islamici al Museo del Pardo a marzo e la strage abbastanza recente sulla spiaggia di Sousse ) e messo in ginocchio, azzerandola, anche quella risorsa economica importantissima che per la Tunisia era e rimane  il turismo.

Il turismo culturale ad esempio, accanto a quello dei vacanzieri di sempre, che non bisogna dimenticare.

Chi segue da vicino il mondo politico, e si occupa come studioso ed esperto dei problemi del rispetto e della tutela dei diritti umani,  il noto intellettuale tunisino Slaheddine Jourchi, sottolinea a chi  gli domanda, a ragione, un’analisi della realtà tunisina sopratutto il senso di abbandono profondo , che si avverte da parte dell’Europa.

E lo si avverte- egli precisa- proprio in un momento molto delicato per il paese.

Come sempre, al momento dello scoppio del bubbone (terrore del fondamentalismo islamico esportabile anche a casa nostra), pare che ci debba essere un mirato interessamento da parte di chi ne ha mezzi e potestà di gestione.

Passato l’attimo, però tutto tace e… santo arrangiati.

Il riferimento chiaro è all’Europa e in particolare, politicamente parlando, all’Unione Europea e alla sua politica,che a Tunisi e in tutto il Maghreb piace poco.

Il problema giovani (a Tunisi e in Tunisia, come lo è in tutta l’Africa, i giovani sono tanti) è quello che resta aperto. Il vero problema. E non è poca cosa. Oltre a essere molto preoccupante.

In loco non c’è lavoro o ce n’è, giorno dopo giorno, sempre meno.

Così la disoccupazione aumenta in maniera esponenziale e, anche questo ma non solo (responsabilità politiche generali dei partiti nazionali venuti fuori dal dopo-rivoluzione), equivale a gettare la gioventù, scontenta del presente, quando addirittura arrabbiata e senza prospettive certe nell’immediato, nelle braccia di chi promette un’apparente soluzione al  problema.

Specie se questi  fa leva, astutamente, sul sentimento religioso insito in ogni cuore umano e  parla di lotta agli infedeli e tradimento di certi valori fondativi.

                                Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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