Pagine: 254
Titolo originale: Shadowed Summer
Lingua originale: Inglese
Editore: Giunti (Y)
Anno di pubblicazione: Gennaio 2011
Codice EAN: 978880975907
Voto: 3/5
Iris e Colette sono due ragazzine che, in uno sperduto paesino della Lousiana, dove non succede mai nulla. L’unico avvenimento che ha scosso la cittadina in passato è stata la scomparsa di un ragazzo, che però era poi stata considerata una vicenda chiusa, come se Elijah Landry fosse solo scappato. Facile da credere. E chi non vorrebbe andarsene da Ondine? Le ragazze, durante un’afosa estate, usano la loro fantasia per movimentare le loro giornate e divertirsi. Così si fingono streghe, usano un diario segreto che fanno diventare il loro libro degli incantesimi e frequantano i cimiteri per evocare gli spiriti.
Il loro è un gioco spassoso e spensierato, fino ad un pomeriggio, al cimitero. Iris sente veramente una voce che la chiama. Si volta spaventata, ma Colette sembra non essersene accorta. E’ possibile? E purtroppo la voce continua a perseguitarla e, siccome lei cerca di ignorarla si spinge ben oltre che cercare di comunicare con lei con le parole. Iris è spaventata e nessuno sembra veramente crederle, nemmeno la sua migliore amica troppo impegnata con il suo nuovo ragazzo, Ben, per darle attenzione in questo giochetto da ragazzine. Il gioco di Iris e Colette sembra essersi trasformato in qualcosa di molto inquietante e pericoloso, e sembra che l’intera popolazione abbia qualcosa da nascondere sulla misteriosa scomparsa di Elijah Landry. Che cosa sta succedendo nella pacifica e tranquilla cittadina di Ondine? Possibile che Iris abbia visto un fantasma? E potrebbe essere quello del ragazzo scomparso anni prima, Elijah? E’ una storia leggera, per ragazzi sicuramente affascinante, ma sinceramente non ha mancato di coinvolgere nemmeno una trentenne. E’ un libro davvero carino, ben scritto, che è stato capace di incuriosirmi e legarmi al mistero della storia.Estratti dal libro.
“Nel posto in ci vivevo le persone che impazzinvano venivano tollerate e rispettate. Non si facevano visitare da nessuno psichiatra, non prendevano antidepressivi e non venivano rinchiuse negli istituti di igiene mentale se non dopo aver commesso un gesto veramente inammissibile. Io avevo soltanto detto un paio di cose senza senso, quindi papà decise, come avrebbe fatto la maggior parte della gente, di farmi parlare con il nostro prete. Mi svegliò presto e mi disse di indossare degli abiti adatti alla chiesa. A Ondine non c’era nulla di strano nel perdere il lume della ragione, ma bisognava avere un aspetto curato anche quando si impazziva.”