Sabato 2 Giugno è stata inaugurata, alla Neue Nationalgalerie, un’importante mostra dedicata ai lavori di Helmut Newton, fotografo berlinese famoso per i suoi studi sul nudo femminile. White Women, Sleepless Nights e Big Nudes sono le serie ospitate, quelle che hanno reso il suo nome immortale nella storia della fotografia moderna. In questo senso, è sicuramente postivo che un’istituzione importante come la Neue Nationalgalerie riconosca a Newton uno spazio degno del suo nome. Ma oltre al valore artistico, a mio parere indiscusso, delle opere esposte in questi giorni, vorrei prendere spunto da esse per fare qualche considerazione di carattere più generale.
Nonostante le pubblicità progresso, le giornate internazionali, le tirate moralistiche che si leggono su certi quotidiani, siamo in una società all’interno della quale il corpo, principalmente quello femminile, viene mercificato. Questo significa che viene estrapolato dalla sua naturale imperfezione, modificato per essere reso “perfetto”, ed infine venduto. Non in quanto tale, ma come cornice di un qualsivoglia prodotto che abbia come target sia uomini che donne. Preciso subito che non voglio addentrarmi in questa sede in un dibattitto periglioso come quello inerente alla dialettica tra i sessi. Rimando chi sia interessato ad un’approfondimento di questi argomenti al blog collettivo Femminile Plurale, di cui sono co-redattore. Tuttavia, non mi asterrò dal farvi partecipi delle impressioni che mi sono sorte spontanee.
Negli ultimi anni, soprattutto grazie all’avvento di tecnologie che permettono di modificare pesantemente le immagini prodotte dagli strumenti come videocamere o macchine fotografiche digitali, si è vista una massiccia corsa alla creazione del corpo perfetto, funzionale soprattutto (ma non solo) al mondo della moda di massa. Le nostre città sono infestate da cartelloni pubblicitari e copertine di riviste che raffigurano ragazze e ragazzi dai lineamenti perfetti, corpi scolpiti, sorrisi bianchissimi e capelli lucenti. Queste immagini non sono frutto esclusivo di un abile trucco o di un sapiente gioco di luci, ma sono prodotti di una manipolazione tecnologica che viene operata sull’immagine in un momento antecedente. Inoltre, esse creano delle false aspettative nei ragazzi a proposito dei loro corpi, che nel confronto con quelli di cui stiamo parlando non possono che risultare imperfetti, in quanto reali. Nei giorni scorsi, per denunciare questa estetica fasulla, un ignoto artista ha incollato, degli sticker a tutti i cartelloni pubblicitari di H&M ad Amburgo. Gli sticker erano una riproduzione perfetta della barra degli strumenti di Photoshop, uno dei programmi più utilizzati in questo senso, e fungevano da monito ai passanti. “Attenzione, questo è falso”: mi pare che il messaggio dell’artista si possa efficacemente riassumere in questo motto.
Ammirare i lavori di Newton ha, per assurdo, lo stesso effetto. Dopo aver ammirato la vitalità pulsante dei suoi ritratti, frutto dell’immagine reale del corpo femminile che il fotografo berlinese è riuscito a riprodurre, il ritornare alla freddezza di quei corpi fasulli ha l’effetto di un pugno nello stomaco. Newton, grazie alla sua tecnica sopraffina che padroneggia un uso sapiente del bianco e nero, è riuscito a mio parere a mostrare il lato più intimo della moda, ovvero il suo essere arte del corpo, emancipata rispetto a dinamiche immeditamente commerciali. Senza voler sembrare nostalgico, mi sembra che nel corso degli ultimi anni questa sua caratteristica sia stata quasi totalmente soppressa, a vantaggio di una sua nuova prassi volta a soddisfare esclusivamente il mercato. Nessuno come Newton ha saputo rendere omaggio al corpo femminile nella sua purezza e naturale imperfezione, e mi auguro che le sue fotografie possano in fin dei conti fungere da messaggio contro la mercificazione attualmente vigente.
Rccardo Motti