L’estetica dello Scrittore

Creato il 26 giugno 2013 da Morgatta @morgatta

Sono finalmente riemersa da tutte le Sante Fiere. Prima il Pitti, con il BriniVsWait, poi il Codice-a-sbarre con la InkEdizioni. Entrambi gli eventi mi hanno messo davanti agli occhi quintali di esseri umani. Ma, mentre il popolo fashion è da tempo il mio pane quotidiano (nonchè oggetto di riflessioni semi-serie), quello del mondo letterario mi era alquanto sconosciuto. E adesso che l’ho osservato da vicino, non so più quale dei due è peggio…;) Esteticamente parlando, ovviamente! L’abito il monaco un po’ lo fa, ma il vero quesito che mi ha tormentato in questi giorni, tra una pallosissima presentazione ed una più inutile conferenza sul futuro della lettura (???), è stata: come mai se la tua attività celebrale ed intellettuale è viva ed attiva, la cura della persona e la tua immagine non devono essere minimamente prese in considerazione? O la cultura o lo specchio? Ecco i personaggi che ho incontrato…

Lo Scrittore Polveroso: lo vedi e pensi che sia uno scappato di casa. Poi te lo presentano come “promettente autore di romanzo introspettivo”. Lo sbadiglio si trasforma in un sorriso, mentre gli tendi la mano per una stretta moscia e umidiccia. Oibò. Lo Scrittore Polveroso è sciatto ai massimi livelli: indossa ancora i pantaloni “cargo 5 tasche” che usava quando frequentava lettere e filosofia di un aberrante color beige. Le t-shirt gliele procura la mamma direttamente all’Ipercoop…e non sono di cotone, ma di un bel tessuto sintetico. Nero. Poca grafica. Al massimo bianche. Quel minimal che addosso a Giorgio Armani ha un senso, ma indossato da LUI lo rendono più simile ad un muratore casualmente a spasso alla Fiera del Libro. Ha le polacchine ai piedi. Polverosissime. Perchè l’ultima volte le ha indossate all’incontro annuale degli scrittori-depressi-perchè-non-pubblicati. Ha lo sguardo triste e il capello, lungo o corto che sia, è un po’ zozzo. Ma si sa, la scrittura è un’esperienza talmente totalizzante che anche la doccia passa in secondo piano…

La Scrittrice Sciatta: Versione femminile del suo collega polveroso, inverosimilmente poco curata e con l’aura da sfigata. Distrutta dalla sua attività professionale, presta indubbiamente più attenzione al linguaggio che all’armadio. Con l’aggravante che è una donna. Sobri abitini da zia, le calze color carne a giugno (lo so che in questi giorni diluvia, ma a questo punto mettiti dei pantaloni), nessun accessorio se non il filo di perle che la mamma le ha regalato per la sua laurea. Un filo di trucco dato male, solo per darsi un tono…sia mai che ad una fiera trovi una casa editrice che la pubblica. Banale ed inquietante, si aggira come un fantasma persa comunque nei suoi pensieri e nelle parole che continuano a vorticarle nella testa, la più percettibile delle quali è: INSODDISFAZIONE…povera!

Lo Scrittore Piacione: Si piace un sacco. Si piace mentre parla del suo libro. Si piace mentre firma autografi. Si piace quando porge il profilo migliore durante le presentazioni. Si piace…ma è sempre vestito allo stesso modo. Pantalone taglio sartoriale scuro, giacca e camicia…rigorosamente a righe. L’unica variante è tra il blu ed il nero. Scarpa di cuoio con tacchetto che riecheggia nelle sale vuote, per cui lo senti arrivare da lontano. Tanto impeccabile quanto noioso. Borioso. Insopportabile mentre si prende incredibilmente sul serio. La versione fashion indossa anche l’occhiale, quello da nerd che va tanto di moda adesso con la montatura spessa nera. Troppe nottate spese a riempire pagine. O troppe nottate…………

La Scrittrice Casalinga: Sembra uscita direttamente dalla “prova del cuoco”, una bella zia caciarona del sud che fa una parmigiana incredibile. E invece no. E’ autrice dell’ultimo saggio di critica alla scrittura post-moderna comparata con i vecchi-classici (OMG). O cazzo, e io che pensavo fosse assidua lettrice di Chi. Leggings indossato come un pantalone, maglietta corta (tutto nero perchè sfina) e le birkenstock…sì, ciabattone ai piedi…per una presentazione!!! Capello cotonato anni 80 e catenaccio al collo che nemmeno Puff Daddy ai tempi d’oro. Un bijoux. Un moderno e raffinato mix la Zia del Sud e la donna delle pulizie. Indubbiamente creativa. A suo modo “si tiene”. Ma è comunque la mise abituale dei suoi pomeriggi di scrittura solitaria in giardino, tra un fritto e una carezza al gatto…

Lo Scrittore Total Black: Per non sbagliare si traveste da becchino. A garanzia della sua serietà e sobrietà sostiene la filosofia che il “nero va sempre bene“. Siccome è colto e dotto, ha preso eccessivamente sul serio la parola “sempre” e quindi non possiede altri colori nel suo armadio. Si aggira di nero vestito da capo a piedi, intimo compreso, con passo lento e flemmatico, sempre con un libro in mano (il suo, ovviamente). Ti guarda sempre dall’alto, calato nella sua parte di dio delle parole messe in fila. Parla a voce incredibilmente bassa, scandendo le frasi nemmeno avesse a che fare con bambini scemi di prima elementare. Ma si sa, il sapere va fatto scendere dall’alto. Le verità si svelano lentamente. Poco importa se chi lo ascolta si sta facendo due palle gigantesche perchè il suo è un egocentrico esercizio di stile…

La Scrittrice Radical Chic: Sciarpetta al collo, jeans skinny, t-shirt mobida e bianca (o al massimo a righe bianche e blu, fini le righe mi raccomando, che non diano troppo nell’occhio), scarpa da clochard con lacci ai piedi e occhiale da nerd con montatura nera (sì, la solita del piacione). Immancabile rossetto rosso (le hanno detto che è di moda e lei, non indagando oltre, ha deciso di investire sull’unico chanel rouge in suo possesso) e grossa borsa in pelle. E’ così. Radical. Chic. Un po’ fashion, un po’ curata ma non troppo stravagante. Mantiene il look da intellettualoide perchè pensa si addica ad una scrittrice promettente. Schifa dichiaratamente il main-stream e non ambisce certo a finire tra le recensioni di quei “giornalietti” di basso profilo. A lei basta essere riconosciuta nella sua cerchia di operatori celebrali che si curano solo dei loro argomenti. E lì è apprezzata…in mezzo a topi e tope di biblioteca sicuramente è quella che spicca. Sicuramente non per originalità…

E io mi domando: ma non si può fare uno sforzo stilistico ulteriore e dedicarsi alla copertina almeno quanto al contenuto?!?

No eh? Troppe frivolezze?!? Vabbè, ci ho provato. Se volete infamare il mio look da non-scrittrice mi trovate stasera a Livorno al Madame Sitrì per la presentazione del mio secondo libro…;)



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