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L’Estetica globale e il neoalluminismo di Luciano Bichi

Creato il 16 settembre 2010 da Fasterboy

L’Estetica globale e il neoalluminismo di Luciano Bichi

(Testo di Tiziano Bellucci)

Un tempo, l’insegnamento della conoscenza non era suddiviso in tre ambiti distinti, in tre rami separati, come ora: l’università per la conoscenza scientifica, le accademie per l’arte e le chiese per la religione, tutto era riunito in un’unità. Quest’insegnamento, andato perduto, si chiamava “arte iniziatica”.
Colui che riusciva a superare le “prove”, per venire introdotto a sperimentare i misteri dell’Inizio, (iniziazione) diveniva un essere capace di collegarsi con la scaturigine del mondo stesso: il Logos.
Qualsiasi pensiero, sentimento o azione egli facesse era allineato con la logica divina. Faceva fluire sulla Terra impulsi evolutivi, capaci d’innalzare il livello morale dell’umanità.
Accadde però che tutto questo dovesse necessariamente finire.
L’uomo non poteva più farsi ispirare dagli Dèi gli impulsi morali, ma doveva arrivare da se stesso a riconoscerli e ad identificarsi con loro attraverso la sua libertà. Era finito il tempo della grazia, della visione, della rivelazione: arrivava il tempo dell’isolamento.
I genitori divini lo abbandonarono, affinchè da bambino cresciuto e da solo, facesse le esperienze della responsabilità e della libertà.
Un velo fu posto fra il mondo sensibile e quello invisibile: un velo che è divenuto una lastra d’alluminio di Luciano Bichi.
Attraverso questa forma argentea, che riluce riflessi lunari, parla il Dio che al tempo degli ebrei (l’antico Javhè o Geova) ispirava Mosè, Abramo e Giacobbe. Ma il Bichi, vivente al tempo moderno, non ode quella Voce antica, ma Quella che 2000 anni venne a dimorare fra noi: il Logos. Il Bichi usa la base lunare riflettente sostanza di Javhè, per irraggiarvi la luce che prorompe dal suo cuore, la sede che il Logos si è scelto qui sulla Terra. Riflette luce solare verso la luna, affinchè ritornando sulla terra, da tale incontro possa illuminare e risorgere la coscienza morale dell’uomo.
Ma si noti bene: egli non effonde volontà divina inconsapevolmente come un medium, ma la umanizza.
La rende calda e piena di passione come lo fu nel Cristo nel momento dell’agonia nel Getsemani.
Anche se egli si definisce uno “strumento” del Logos, nell’atto del creare egli esce da se stesso, per “abitare” l’essere del Logos; da questa fusione, fra Logos e uomo, nasce la fusione ottica. Non è quindi solo il Logos a parlare attraverso di lui, ma è l’uomo Bichi-Logos a farlo. Dall’incontro fra spirito umano e spirito Divino viene proiettata una forma, che si sostanzia in un immagine visibile: in tal modo è lecito parlare di “fusione ottica”.
Nel libro di Giampaolo Thorel, Luciano Bichi viene presentato come quell’essere che tende a voler ripristinare, attraverso la sua associazione “Alluminismo” l’antica arte iniziatica in forma moderna, della quale si è parlato all’inizio di questa prefazione.
Scienza, arte e religione devono confluire in unica cosa, se si vuole impedire che la missione umana della Terra non debba fallire. Ciò deve però avvenire in una forma nuova, che non può essere una ripetizione dell’antico; una forma che parta dalla contemplazione delle opere di Bichi.
Dall’osservazione, dalla meditazione operata sulle forme di luce deve accadere che per forza propria, l’anima dell’uomo possa da se stessa trovare le forze per “accendersi”, per illuminarsi. Non vi è alcuna possibilità di poter giungere alla risoluzione delle controversie scientifiche, estetiche, filosofiche o religiose fino a che si userà la sola facoltà intelettiva o emozionale. Si deve mettere in moto la volontà umana. Attraverso una seria attività di dedizione verso la ricerca del bello, del vero e del giusto (che può attuarsi solo con sacrificio della propria egoità contingente) ci si potrà rivolgere ad assurgere alla conoscenza della verità oggettiva. Quella ricerca che è l’ideale del Bichi.
Tutto ciò che oggi si definisce scentismo, astronomia, arte e teologia è astrazione, rispetto ciò che anima Bichi.
La scienza odierna è agnostica.
L’agnosticismo ritiene che la mente umana non possa assurgere alla risoluzione dei massimi misteri, pone quindi dei limiti di conoscenza all’essere umano.
Ad essa non interessa ciò che non si vede, ma solo ciò che è misurabile, osservabile e ripetibile.
Non che essa neghi le cause ultrafisiche, ma non potendo percepirle le esclude, relegandole come in un ambito che non le compete.
In poche parole essa non vuole prendere in considerazione la realtà dello Spirito non perchè non vuole, ma perchè non può: afferma che la mente fisica non è in grado di raggiungerlo o penetrarlo.
L’arte odierna è a cosmica.
Ciò che in tempi antichi veniva sperimentato come unione con la bellezza delle entità di tutto il cosmo, è divenuta sola riproduzione di forme esteriori. Non potendo più sperimentare in modo vivo e reale lo Spirito cosmico in sé, lo si riproduce trasponendolo in imitazione tramite strumenti musicali, quadri, forme scultoree, colori che rievochino in modo morto, quelle esperienze che una volta invece venivano vissute come vivente percezione diretta.
L’antico sentiva la musica delle sfere; percepiva direttamente le entità del suono creatore, gli esseri pensiero che apparivano in forme multicolori e in forme meravigliose.
L’arte suscita ancora emozioni, ma non più in modo diretto e vivente: non s’incontra più l’angelo del violetto o l’angelo del re minore, ma se ne ode o se ne vede solo l’ombra rieccheggiante.
La religione d’oggi è ateistica.
La religione è divenuta solo una questione interiore dell’anima.Ogni contenuto o conoscenza veggente del passato nella quale è andata perduta la conoscenza stessa, tramutatasi in assiomi, regole e dogmi.
Ogni fede è reminescenza di un antico contenuto di conoscenza veggente, promanante dall’esperienza intuitiva dell’io che fu degli antichi.
Ogni teologia è divenuta sempre più una specie di teologia storica, nella quale si accolgono solo antiche idee sul regno divino ricavate dalla saggezza di veggenti, profeti. Non vi è esperienza, ma conoscenza acquisita a mezzo di terzi.
Ciò che una volta veniva vissuto come un’unione piena con il divino che compentra il tutto, è divenuta una speranza di potersi unire nel buio della propria anima con un Dio personale, che buono e compassionevole scusa per ogni malefatta, che aiuta ad autoaffermarsi, sopratutto diverso da quello della bibbia e da quello degli altri. Si è capovolto il comandamento: “Non avrai altro dio all’infuori di te.”

Osservando le creazioni e meditando sulla concezione Neoalluminista di Luciano Bichi, il Thorel sembra voler affermare: solo l’iniziato è in realtà il vero artista; colui che riesce a riassumere la triade ateismo, acosmismo e agnosticismo in un atto singolo. Ricongiunge (re-ligo) ciò che è stato separato. Riunisce tre arti, tre organi che smembrati come avvenne nella leggenda d’Osiride, da parti cadaveriche, ciò verrà ricongiunto, finiranno le pene, i dolori e le sofferenze sulla Terra. L’uomo capirà che in realtà egli non fu mai stato separato da Dio e dal mondo, ma che sempre n’era congiunto. Soltanto che solo allora lo saprà, e solo allora potrà godere della gloria di ciò che significhi essere un figlio di Dio.

Tiziano Bellucci


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