Un estratto da un'intervista-conversazione di Marco Cicala a Roman Polanski, in occasione dell'uscita di Venere in pelliccia. Il Venerdì di Repubblica, 1 novembre 2013
RP - Pensi ad esempio all'immaginario maschile. Negli anni '60-'70 gli uomini portavano capelli lunghi, pantaloni scampanati, camicie svolazzanti. Oggi imperano i crani rasati, le mascelle poco sbarbate. Bisogna mostrarsi ringhiosi, combattivi, marziali (1-2).
MC - A cosa attribuisce l'incrudelimento?RP - Al fatto che la vita è sempre più una lotta.
MC - Non provi a vendercela come una novità.
RP - No, però andiamo peggiorando. E sa perchè? Perchè sulla Terra siamo sette miliardi di persone. Nell'arco di una generazione siamo praticamente raddoppiati. In queste condizioni è logico che si sgomiti, che tutto diventi più duro.
MC - A ottant'anni ci diventa malthusiano (3).
RP - Penso spesso a questa faccenda. E la mia risposta è sempre la stessa: quantitativa. E se vuole, materialista.
NOTE
1) Due cose: 1 - Polanski parla degli hipster? e 2 - Cosa sono di preciso questi hipster? Vedi su Wikipedia così ti levi il pensiero. Oppure leggi questo bell'articolo de Il Post: "Teoria e archeologia degli Hipster". Oppure, tanto per confondere di più le idee, leggi quello che scriveva Lorenzo Mapelli su Vice.com nel novembre 2012: "Il termine ha assunto una valenza che ormai va ben oltre ogni tentativo di definizione oggettiva, e sconfina totalmente nella sfera personale. Ognuno attribuisce un proprio significato estremamente soggettivo, dettato da quelli che sono i propri orizzonti socio-culturali, le proprie esperienze e soprattutto le proprie esigenze retoriche. Il termine hipster sta diventando sempre di più un non-termine, una parola priva di significato reale che anzi serve ad identificare le persone in un procedimento inverso a quello per cui in teoria verrebbe usata, una sorta di "dimmi qual è la tua definizione di hipster e ti dirò chi sei." (...) Questa apparente impossibilità di trovare una definizione univoca è data in particolare dalla regola numero uno dell'hipster-game, ovvero che sono sempre "gli altri", mai noi, ad essere hipster". Da segnalare inoltre: "Il dizionario Hipster dalla A alla Z" (Ninjamarketing.it)
1-bis) Comunque, la barba incolta è hipster. Il cranio rasato non necessariamente (come si può vedere nella foto in alto a destra).
2) La barba incolta piace moltissimo alla ragazze (vedi nota 2-bis e 2-ter). Evoca energia e brutalità, rozzezza e potenza. Evoca mondi che non ci sono più. Formule di virilità e stili di vita anacronistici, superati, inservibili. Evoca la selvaggitudine dell'uomo che conquista, difende, caccia, ammazza, in continua lotta con una Natura ancora non sottomessa ecceteraeccetera. E dunque la barba incolta vabbè, addentriamoci in un ragionamento estetico-sociologico che non sono in grado di affrontare. Diciamo che forse la barba incolta tipo hipster (ma anche la barba curata, baffetti e pizzetto, forse ogni tipo di barba et similia...) è una bella pietra angolare attraverso cui interpretare la contemporaneità. Evoca mondi scomparsi, abbiamo detto, e la sua evocazione - come ogni altra cosa, ormai - è voluta, cercata, organizzata, ragionata, forzata. La barba incolta è una strategia (non importa se seduttiva, identitaria, psicologica, rafforzativa di autostima o di altra natura). La barba incolta e' marketing. Prima magari (lasciamo ad un secondo momento la disquisizione di questo "prima") prima magari poteva essere coerente con un qualche preciso stile di vita, un segno esteriore di una vita ragionevolmente dura, selvaggia e cose del genere. Ora - come ogni altra cosa - è semplicemente un vezzo. Un elemento di auto-marketing. Un feticcio di una qualche moda. La barba incolta - almeno all'interno del luogo psicosociale della "città occidentale globalizzata" - è soltanto uno dei tanti accessori del settore Look E Affini. Una cosa da scegliere sul mercato, una scelta finto-libera tra una moltitudine di scelte possibili e massificate. Una di quelle maschere/finte-identità che si possono togliere e mettere quando si vuole e che possono essere facilmente cambiate e rimpiazzate con una nuova maschera/finta-identità e che per questo provocano all'individuo il cosiddetto "imbarazzo della scelta" (psicologicamente piuttosto traumatico, credo). Nessuna di queste maschere/finta-identità, ovviamente, è realmente autentica, e l'individuo - nel suo intimo - trema di paura per via del suo vuoto di identità ("identità vera", diciamo), per via della nullificazione di qualsivoglia identità collettiva riconosciuta, pacifica, autentica, riconosciuta dagli altri e da sè stesso ecceteraeccetera. Insomma, cose che avranno già detto Pasolini, Fromm e Bauman molto tempo fa. Però, a ben vedere, questo mio discorso sulla barba incolta non vale un cazzo o quasi. Perchè si potrebbe applicare a QUALSIASI ALTRA acconciatura e abbigliamento, anche la più apparentemente trasandata e serendipitica. (Lasciamo a un secondo momento la disquisizione sul perchè-ora-è-così, perchè in tal caso ci sarebbe da interpellare approfonditamente Pasolini, Bauman e Fromm e ora non mi va). Il problema, è: come fare cose autentiche? Come acconciarsi o abbigliarsi in modo autentico e non - subliminalmente, insospettabilmente - massificato? Forse l'unico modo di essere autentici in questo modo è quello di rendersi invisibile. (Domande aperta su 1 - Cosa significa di preciso questa "autenticità"? e 2 - Perchè mai "autentico" è meglio che "inautentico"? e 3 - Perchè mai "massificato" è per forza una brutta parola?).
2-bis) L'avevo dimenticato! Ho copiato un discorso di Pasolini che ho letto una volta. "Contro i capelli lunghi", Corriere della Sera, 7 gennaio 1973.2-ter) Leggi qui: 5 motivi per cui la barba piace alle donne (Panorama). 5 motivi per fidanzarsi con un ragazzo con la barba (Gay.it). Capelli lunghi e barba. Look trascurato? (Hair Style). Alle donne piace la barba. I rasati visti "insicuri e immaturi" (Blitz quotidiano). Il fascino della barba incolta (UominiSoli.eu). Le conseguenze di farsi crescere la barba (Oltreuomo). Guida illustrata dei baffi (Oltreuomo). Cinque benefici poco conosciuti di avere la barba (Screendaily).
2-quater) Vanno fortissimo i trapianti di barba, nel caso che la barba non sia fitta quanto si desidera. Leggi l'articolo Laura Laurenzi (Venerdì di Repubblica, 21 marzo 2014): "Dunque il nuovo sogno erotico sarebbe la barba, più dei bicipidi tonici, più dello sguardo assassino. Dopo anni di modelli, attori, indossatori integralmente depilati - o meglio, epilati - e di visini maschili efebici completamente glabri, arriva l'onda d'urto dell'uomo sexy proprio perchè villoso e soprattutto barbuto. E' il nuovo macho: non necessariamente del tipo cavernicolo o tupamaros o talebano, anzi meglio se la barba è coltivata, scolpita, curata con balsami & ammorbidenti ad hoc. C'è chi invece opta per uno stile falsamente trasandato, genere hipster, ma pure in quel caso "l'onor del mento"" è oggetto di cure estetiche delle più raffinate, anche se il look finale sarà del tipo falso-arruffato. E chi ha la barba rada, guance piene di buchi, peli sul mento da capretta, insufficienti e radi? Niente paura: c'è il trapianto. Vuoi il pizzetto di Brad Pitt, vuoi la barba educata e chic di George Clooney, vuoi quella giovanile di Ben Affleck? In Inghilterra nell'ultimo anno sono stati oltre 4.500 i trapianti per rinfoltire la barba, con un incremento del 13% rispetto all'anno precedente, scrive il Telegraph citando dati dell'International Society of Hair Restoration (...). I soli baffi costano 2.400 sterline- La barba completa novemila. (...) La tecnica viene dagli Stati Uniti, dove questo tipo di trapianto inizialmente veniva praticato per camuffare cicatrici da acne particolarmente profonde. Ora siamo al puro capriccio estetico. Siamo, in pratica, alle exstension permanenti per barba e baffi. D'altra parte quella nei sondaggi è una fede: 80 donne su cento hanno detto di trovare più sexy l'uomo con la barba. Tranne eventualmente ripensarci. 3) Sulla faccenda che siamo più di 7 miliardi leggi pure questo post: L'alieno e la scrittura. Per le cifre sulla crescita demografica mondiale, qui un articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano nel 2011.
3-bis) Thomas Robert Malthus è un pensatore vissuto a cavallo tra XVIII e XIX secolo che è diventato celebre per essere stato colui che per primo ha posto il problema della sovrappopolazione come fonte della miseria dell'uomo, proponendo soluzioni che hanno fatto molto discutere. Leggi la scheda su Filosofico.net. "(...) Malthus identifica la causa principale della miseria nel fatto che la popolazione tende ad aumentare più rapidamente dei mezzi di sussistenza. (...) L'incremento demografico può tuttavia essere ritardato da freni repressivi come guerre, epidemie, carestie o da freni preventivi come la restrizione morale. Quest'ultima, a cui Malthus esorta tutti gli uomini e soprattutto i poveri, consiste in una limitazione volontaria delle nascite attraverso l'astensione dal matrimonio. Malthus propone quindi di adottare ogni misura atta a scoraggiare la natalità e di abolire la "legge sui poveri", poiché la carità è un incentivo all'incremento di popolazione (...)".