sono le undici di sera
e non c'è un cazzo da fare
vi guardo dall'alto in basso
vi squadro
in questo tempo malato
che odora di recriminazioni
di rassegnazione
e finto stupore
nell'era tecnologica
le alluvioni monito ai popoli padani tutti
agli ambigui popoli europei
all'incedere della notte
dei paesaggi industrializzati
delle crepe liberiste
delle vite dei liberisti
delle pubblicazioni editoriali
dello sfasciamento cronico delle speranze
la precarizzazione
dalla verità al lavoro
di vane e mute speranze
coltivate ed innaffiate
di lacrime adriatiche
Innalziamo il nostro segno di sdegno
e issiamo la nostra bandiera
non di resa
non di vittoria
ma di imprescindibile attesa