L’Età in Più: il Percorso a Ritroso di Marina Piazza

Creato il 20 marzo 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Postato il marzo 20, 2012 | LETTERATURA | Autore: Loredana Aiello

«Credo di avere una rappresentazione schizofrenica di me: sicura all’esterno, insicura all’interno» afferma Marina Piazza nel suo nuovissimo libro L’età in più. Narrazione in fogli sparsi pubblicato da Ghena in occasione della festa della donna. “Schizofrenico” è un aggettivo che potrebbe benissimo adattarsi all’intercalare emotivo del libro: lacrime e risa a distanza di poche pagine. Spingendo nell’angolo – ma solo un po’ – il suo spirito da attivista e sociologa, Marina Piazza lascia una testimonianza molto intima della sua personale esperienza di senilità. Analizza lucidamente il suo percorso di vita separando in “fogli sparsi” gli scomparti in cui il cervello classifica i ricordi: l’infanzia, i viaggi, le donne, il lavoro, i nipoti, la vecchiaia. Ma quello che colpisce è il metodo analitico che la scrittrice utilizza nel raccontarsi: dipana la propria biografia all’interno di un contesto storico, culturale e antropologico come se si trattasse di un suo oggetto di studio. Marina Piazza (28 febbraio 1942) ha infatti dedicato la sua vita all’emancipazione femminile, raggiungendo i più alti vertici della politica e diventando Presidente della Commissione Nazionale Pari Opportunità; una lotta per le donne vissuta in prima persona, da Donna. L’età in più inizia come una sorta di diario personale di una donna che scopre, quasi con stupore, di essere arrivata alla “veneranda” età di settant’anni e di non sentirsi – né dentro né fuori – ancora anziana. La “vecchiaia” è il fil rouge che lega i ricordi, i racconti, i dati e le confidenze presenti nel libro. Un fil che purtroppo non può prescindere dalla conseguenza ineluttabile che la vecchiaia sottintende: la morte. E il senso di solitudine. Tuttavia, quando il discorso si riempie di pesantezza, spunta la “Marina Ragazza” che sdrammatizza immediatamente con battute inesorabili. Sotto questo punto di vista Salute, Scarpe e Cucinare sono alcuni tra i paragrafi più divertenti (immagino vividamente una raffinata signora Piazza che lancia cotolette ai nipoti, lagnosi critici del suo operato da cuoca), sapientemente alternati ad altri di contenuto più esistenziale.

Da lettrice definirei L’età in più qualcosa che va oltre il semplice romanzo (narrativa, saggio, biografia o qualsivoglia catalogazione); è la possibilità, offerta talvolta dalla carta stampata, di conoscere una persona, nella sua individualità. Ho conosciuto Marina Piazza non solo come donna, da donna io stessa, ma come donna forte e consapevole. Ho percepito sulla pelle la difficoltà di aprirsi in certi passaggi delicati, la voglia e la volontà di superare sé stessa. Ho sentito il desiderio del «super eroe» (non l’avvilente “eroina”) presente in lei, perché risvegliava il mio. Ma mi permetto di dissentire dal discorso femminile: a 40 anni di distanza dalla sua generazione, la questione sessista adesso si sposta sull’essere “forte” al di là delle differenze di genere. Nel 2010 ho conosciuto Emma La Spina, autrice siciliana del romanzo autobiografico Mille volte niente (Piemme, 2010): una storia di sconfitta femminile – avevo pensato – ma ho dovuto ricredermi. La sua era una storia sì di violenza, ma anche di debolezza. I suoi occhi pieni di terrore mi sono rimasti scolpiti nella memoria. Il carattere “alfa”, dominante, forte, si acquisisce nella prima infanzia o forse è già in nuce in alcuni di noi. In Solitudine Marina Piazza afferma: «Credo che la vecchiaia porti con sé questa sensazione: che non ci sia nessuno che ti pensi davvero». Nella sua esperienza di vita, la solitudine, pur vissuta fisicamente in tutto il suo percorso, si presenta in vecchiaia come «una scheggia di arcaico all’interno di una vita post-moderna»: purtroppo questa “scheggia” colpisce alcuni ben prima di una qualsiasi definizione approssimativa di vecchiaia. Nell’insieme è un libro ricco, complesso, ambivalente, simile alla donna che lo ha concepito. Un po’ diario, un po’ tesi di laurea. Un’ultima citazione che descrive la saggezza e la sottile intelligenza (chissà se derivi dall’età…) di Marina Piazza, nella speranza che i lettori colgano il valore epifanico di queste parole: «E tuttavia non credo che l’esperienza si possa trasmettere, penso che la vita sia quello che ti racconti e come te lo racconti. È la narrazione ad avere valore».



Potrebbero interessarti anche :

Possono interessarti anche questi articoli :