“Dalle azioni degli uomini risult[a] qualcosa d’altro, in generale, da ciò che essi si propongono e [...] immediatamente sanno e vogliono. [Infatti, essi] recano in atto quel che a loro interessa, ma da ciò vien portato alla luce anche altro, che vi è pure implicito, ma che non è nella loro coscienza e intenzione.”
(G.W.F. Hegel)
…e intanto, il Pd sempre alla finestra
Nell’ordine, Fini ha affondato la politica del governo in campo fiscale (sostiene che non è possibile, in tempi di crisi, promettere il federalismo fiscale come vuole la Lega; è molto dubbioso sulla riforma del fisco targata Tremonti), la politica del governo sull’immigrazione (che, comunque, è stato lui a inaugurare nel 2001 con la legge che porta il suo nome), l’approccio del governo a giustizia e riforme, lo stile dei rapporti con Bossi e l’acquiescenza ad ogni capriccio leghista.
Se il gruppo dei finiani rimasti tali fosse appena un po’ più polposo e Fini stesso più coraggioso del solito, ora mi attenderei quanto meno una crisi di governo e la nascita di qualche accrocchio col centro targato Udc e Api. Non nascondo che la prospettiva di un “governo per le riforme” (magari di durata biennale) tra Pd-Udc-Fini, con unici punti programmatici legge sul conflitto di interessi, riforma costituzionale (magari con un federalismo decente), riforma del lavoro con estensione degli ammortizzatori sociali e riforma dell’Università con stanziamenti decenti per la ricerca e l’istruzione mi tenterebbe non poco. Peccato non ci siano i numeri, oggettivamente.
Tutto questo per dire la stima che rimane, in uno che è pure iscritto, nella capacità attuale del Pd di dare risposta ai problemi del nostro paese.
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